del ritorno con la Juve Stabia
per Offanengo: c'è Sara Bellia
di Around Cremona Project
lo speciale in onda su CR1
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Nonostante la sconfitta maturata contro la Juventus, la Cremonese è tornata a giocare con l’aggressività che l’aveva contraddistinta soprattutto nella prima parte di stagione. Contrariamente a quanto fatto con il Milan, l’ultima big affrontata dai grigiorossi, Massimiliano Alvini è tornato ad un’impostazione più vicina a quelli che sono stati i principi fondanti del suo ciclo a Cremona.
Il tecnico di Fucecchio, dopo aver sperimentato il 4-3-1-2 nella sosta mondiale, per la ripresa del campionato è tornato al caro 3-4-1-2: si tratta del modulo più utilizzato in stagione, ma presenta anche una certa continuità con il 4-3-1-2. Prevedendo una Juventus schierata col 3-5-2, Alvini ha optato per uno schieramento che potesse adattarsi al meglio alla disposizione avversaria, mantenendo il principio del “+1” in difesa (lasciando cioè un giocatore libero da compiti di marcatura diretta) con le due punte grigiorosse a giostrare tra i tre centrali avversari e marcature a uomo per gli altri giocatori. In questo senso, a sparigliare le carte avrebbe potuto essere la posizione di Miretti (cerchiato in bianco) che spesso si abbassava molto verso il centrocampo lasciando Milik in una situazione di 1 contro 3 con la difesa grigiorossa (situazione cerchiata in giallo). La soluzione trovata dall’allenatore della Cremonese è stata quella di chiedere a Ferrari o Lochoshvili (a seconda della posizione assunta da Miretti, se sul centrodestra o sul centrosinistra) di accorciare sul 20 bianconero, ristabilendo il sistema di marcature a uomo.
La Cremonese, pur modulando l’altezza della propria linea di pressing a seconda dei momenti della gara non disdegnando di attendere i bianconeri a cavallo della linea mediana di campo, è comunque tornata ad aggredire e a pressare con maggiore intensità rispetto alle ultime due uscite ufficiali e alle amichevoli contro Torino e Udinese, tornando su livelli pre-Milan.
Sarebbe però sbagliato pensare alla gara contro i bianconeri come un solo esercizio difensivo, come in qualche modo accaduto col Milan. I grigiorossi hanno tirato 14 volte (di cui 3 in porta) generando 0,95 expected Goal* (la Juve ne ha prodotti 1,87 a fonte di 18 tiri di cui 8 nello specchio). La Cremonese infatti ha prodotto il terzo maggior numero stagionale di attacchi di posizione, ma anche il secondo più alto di contropiede.
La squadra grigiorossa, dunque, è tornata a giocare secondo i principi che le sono maggiormente famigliari ottenendo una risposta importante in termini di prestazione in entrambe le fasi. Ancora una volta Alvini è stato in grado di preparare minuziosamente la gara sulle caratteristiche degli avversari, ma senza snaturare la propria squadra. A pesare, ancora una volta, è stata l’incapacità da parte della Cremonese non solo di convertire in rete le occasioni create, ma anche di creare chance pulite a fronte di una proposta di gioco offensiva superiore a quella della Juventus. Tuttavia, da un punto di vista tattico, la strada da seguire per la Cremonese sembra essere questa con i giocatori che sono apparsi maggiormente a loro agio con questo impianto di gioco, fermo restando che la salvezza dei grigiorossi passerà inevitabilmente da un miglioramento in fase di finalizzazione.
Mauro Taino
*Expected Goal (xG): una misura della probabilità che ha un determinato tiro di essere trasformato in gol.
**PPDA: passaggi concessi per azione difensiva che includono le azioni all’interno degli ultimi 60 metri di campo della squadra che attacca. Più è basso, più l’intensità del pressing è elevata.
Dati Wyscout S.p.A. (wyscout.com)