Basket

Coach Cavina si racconta
su "Lo sport Cremonese"

È la seconda stagione sulla panchina della Vanoli Cremona per Demis Cavina, l’allenatore che ha raccolto la squadra dopo la retrocessione e l’ha prontamente riportata in A, vincendo tutto quello che c’era da vincere. “I miei primi contatti con Cremona – racconta coach Cavina sulle colonne di “Lo sport cremonese” – risalgono a quando arrivò Sacchetti, poi prendemmo strade diverse. Due anni fa abbiamo avuto un nuovo contatto e una trattativa talmente veloce che non c’è stato neanche il tempo di pensarci. Conoscevo già Aldo Vanoli e Andrea Conti così come la piazza e, al di là dell’ambizione, abbiamo trovato una linea comune con la voglia di riscattarci dopo un anno difficile per entrambi”.

E che riscatto: nel primo anno Cavina ha guidato i biancoblù alla vittoria in Supercoppa e Coppa Italia, oltre alla promozione: “Direi abbastanza sorprendentemente – aggiunge – perché la A2 è un campionato molto difficile. Con grande sintonia, abbiamo cercato di creare una squadra il cui segreto era quello di mettere prima le motivazioni e le persone, poi l’aspetto tecnico. Con grande coraggio, abbiamo preso giocatori magari con un profilo di carriera inferiore rispetto alle big del campionato, ma che avessero un grande potenziale e soprattutto margini di crescita.

Proprio attraverso la loro crescita, la loro fame e il loro saper stare insieme, abbiamo costruito una stagione fin da subito vincente. La cosa sorprendente è proprio quella, perché nelle mie tante esperienze, si è sempre costruito col tempo, invece qui è arrivato tutto velocemente”.

Un triplete non è cosa da poco: “Penso che le sensazioni positive per un allenatore siano tante, ma poi a fine campionato vince sempre solo una squadra. Con questi tre trofei abbiamo marchiato indelebilmente un’altra stagione della Vanoli. Io ritengo ogni stagione positiva per come vivo il mio lavoro: avere conquistato tre trofei la rende memorabile”.

Ma anche questa stagione, con la Vanoli che ha chiuso l’andata al nono posto, si può considerare positiva: “La sensazione, al netto dei risultati, è di aver approcciato la serie A giocando alla pari con le altre e questo è dovuto a due fattori: l’aver mantenuto, saggiamente, l’energia e l’entusiasmo che ci siamo portati dalla A2, fondamentali soprattutto all’inizio; e l’aver capito cosa ci serve per competere, migliorando e anche cambiando notevolmente il modo di giocare all’interno della stessa stagione, cosa non banale, soprattutto se si pensa che questa squadra, per scelta, rispetto alla maggior parte delle altre, paga atleticamente. Col lavoro possiamo arrivare all’obiettivo, l’unico che ci siamo posti: la salvezza, grazie anche all’etica e alla voglia di crescere che c’è nella squadra”.

A coach Cavina non sono mai piaciute etichette o slogan e alla domanda sul perchè andare to anche da questa crescita”. Fuori dalla pallacanestro, la passione per il golf: “Più che una passione, purtroppo è diventato una malattia sportiva. È tipico di questo sport essere odiato o amato profondamente. Sono tantissime invece le passioni e gli hobby che mi ritaglio nel tempo libero e cerco di coltivarle tutte. Purtroppo il golf è legato soprattutto al periodo estivo anche se a Cremona ricevo una grande ospitalità dal Golf Club Il Torrazzo, dove vado ogni tanto”.

Poi c’è il calcio: “L’unica squadra che tifo è il Milan e faccio finta di capirne, ma quando parlo di calcio, esce la parte più brutta di me e come tutti i tifosi sono esigente e criticone. Ma ringrazio la Cremonese e Davide Borsatti perchè ho visto tante partite grazie a lui lo scorso anno di fianco alla panchina dei grigiorossi. Sono anche stato ospite al Centro Sportivo “Giovanni Arvedi”, per seguire un paio di allenamenti. Come tutti gli ambienti sportivi, è un mondo affascinante e devo dire che è sensazionale quello che sta facendo la Cremo: faccio un grande in bocca al lupo a tutti”.

Cristina Coppola

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