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Cremona e il mondo del calcio piangono Gianluca Vialli

(foto Sessa)

Gianluca Vialli da Cremona se n’è andato. Aveva 58 anni, tutti spesi con il suo territorio nel cuore: la città del Torrazzo e Grumello Cremonese, i primi calci al pallone a Cristo Re e nel Pizzighettone.

Poi gli anni in grigiorosso che lo hanno proiettato alla Sampdoria, con cui si è preso l’Italia (scudetto e Coppa Italia), e ad assaggiare l’Europa con la Coppa delle Coppe, il sogno della Coppa dei Campioni sfumato nei maledetti supplementari di Wembley, Londra (altra bandierina speciale nella geografia di Vialli), prima di prendersi Coppa Uefa e Champions League con la Juventus. Con più amarezze, invece, il rapporto con la Nazionale con cui non è riuscito a esultare da giocatore, ma con cui si è rifatto da dirigente.

Londra, la nuova casa, la nuova vita, la nuova professione: da allenatore prima, da imprenditore poi. Londra è famiglia per Vialli, ci viveva con moglie e figlie, ma senza mai dimenticare Cremona e la sua gente. Nel 2017 un “compagno di viaggio indesiderato” ha iniziato ad accompagnarlo: ne ha parlato anche nel suo libro “Goals”, ma anche in piazza Marconi con i ragazzi di Thisability.

Un tumore al pancreas contro cui ha lottato duramente, a cui ha tenuto testa fino ad oggi, prendendosi anche la soddisfazione di esultare di Azzurro vestito agli Europei al fianco di uno degli amici di una vita, del fratello acquisito Roberto Mancini. A Wembley, perché il calcio, come la vita, trova sempre modi per pizzicare le corde dell’anima, come un violino, il simbolo della sua città.

A inizio dicembre, la rinuncia agli incarichi federali, poi l’aggravarsi delle condizioni e il volo – disperato – di amici e parenti verso il Regno Unito dove Gianluca si è spento lasciando un vuoto nei cuori dei tanti cremonesi che lo hanno conosciuto da vicino, ma anche di quanti lo hanno ammirato come atleta e manager, ma soprattutto come esempio, come uomo.

mt

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