Vbc

Lorenzo Pintus: "Cavalcare
il buon momento della VBC"

Lorenzo Pintus (foto Sessa)

Arrivato a inizio stagione come secondo di Marco Musso, Lorenzo Pintus si è guadagnato sul campo il ruolo di primo allenatore della VBC Trasporti Pesanti subentrando prima temporaneamente e poi, visti i risultati, in modo permanente sulla panchina rosa.

Dal momento del suo arrivo le ragazze di Casalmaggiore hanno cambiato volto, conquistando punti preziosi per la permanenza in A1. Proviamo a rompere il ghiaccio parlando di calcio, prendendo spunto del colore che unisce Lo Sport Cremonese alla squadra: “Devo stare attento a come rispondo: certo mi piace tanto, è uno sport che seguo, e sono un tifoso dell’Inter, ma non voglio sbilanciarmi troppo”.

E allora torniamo subito al volley: “Comincio a giocare intorno agli 8 – 9 anni, erano gli anni di Velasco e dei mondiali, quando l’Italia iniziava a vincere tutto. Come giocatore arrivo fino alla serie B: giocavo da libero o palleggiatore. Come allenatore, categoria dopo categoria, sono arrivato fino all’A1, passando per il giovanile di altissimo livello”.

Pintus è orgoglioso della sua esperienza nelle giovanili e pone un’attenzione particolare nel lavoro con le giovani promesse: “Ogni giovane ha un suo talento, dipende poi dal momento e da come si incastra con la squadra. Il nostro compito di allenatori è riuscire a fondere insieme le tante figure, ma non sempre è possibile perché ci sono talenti che si sovrappongono o che non si inseriscono bene con il resto della rosa”.

L’allenatore ha un concetto di squadra che supera la qualità del singolo: “Diciamo che con le giovani è bello far risaltare il talento, perché ognuna di loro ne possiede uno e quando loro si sentono sicure e realizzate, tu ti senti un po’ protagonista. In Serie A, invece, ci sono già ragazze talentuose e affermate e la situazione cambia perché devi aiutarle nella gestione della pressione e dello stress, assorbendone le negatività come una spugna”.

Pintus è al primo anno sulla panchina delle rosa: “Mi ha voluto Marco Musso perché avevamo già collaborato a Busto Arsizio e c’era già un modo di lavorare affiatato; il nostro progetto era quello di ricreare l’esperienza di Busto adattandola alla realtà di Casalmaggiore, ma non ci siamo riusciti. In questo caso ha pagato il primo allenatore e per me è un grande dispiacere soprattutto perché la mia presenza qui era funzionale a quella progettualità. È andata diversamente, però”.

Ma qualcosa, dalla partenza di coach Musso è cambiato e la squadra ha cominciato a vincere. A Lorenzo non piace la definizione di “effetto Pintus”, ma il cambiamento è tangibile: “Credo sia semplicemente aumentata la responsabilità delle ragazze più grandi. È un po’ come quando la mamma esce di casa e la sorella più grande si prende la responsabilità di quello che accade dentro casa.

Marco Musso certo non è una mamma, ma è la figura dell’allenatore responsabile che viene a mancare e sono state grandissime Hancock, Smarzek e Lee a prendersi il peso di quello che stava accadendo”. Del resto, quando si cambia allenatore, in qualsiasi sport, c’è sempre una scossa, un momento di confronto all’interno anche dello spogliatoio ed è quello che probabilmente ha fatto scattare la scintilla: “Le più esperte insieme con il capitano Perinelli hanno deciso di prendere in mano la situazione. Adesso – prosegue Pintus – Casalmaggiore deve guardare solo dietro di sé. Gli entusiasmi li lasciamo ai tifosi ed è giusto che sia così, noi dobbiamo cavalcare il momento, ma periodi difficili arriveranno”.

A proposito del pubblico, anche quest’anno c’è un grande aiuto dal PalaRadi: “Chi segue Casalmaggiore ha avuto la grande forza di sostenerci anche quando non riuscivamo ad esprimerci al meglio. Quindi non abbiamo mai sentito arrivare dai tifosi una critica e siamo felici che finalmente lo siano anche loro. Per quanto riguarda il pubblico in generale, il bello della provincia è che ha tante realtà in serie A, forse troppe e quindi non sempre è possibile conciliare la passione per la pallavolo con gli spettatori al PalaRadi e il numero si disperde un po’ anche per le ottime realtà presenti nel territorio”.

E per il futuro? “Non so cosa mi aspetti. Io continuerò ad allenare, spero che le ragazze portino con sé un buon ricordo di quello che ho fatto, comprese anche le cose negative, perché non era facile in quel momento riuscire ad avere il giusto approccio. Quindi spero conservino un buon ricordo di me, perché sono loro il termometro delle società”.

Le ultime parole sono per Cremona: “È una provincia bellissima dove si mangia bene; le passeggiate sul Po, poi, aiutano a concentrarsi e ad allentare i nervi pregara”.

Cristina Coppola*

 

*da Lo sport cremonese del 10 febbraio

 

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