Basket

La visione di Farioli e Tempesta
per crescere i giovani in Vanoli

Massimo Farioli, responsabile del settore giovanile della Vanoli, ha un passato da giocatore e un presente da allenatore iniziato nel vivaio biancoblù. “Grazie a loro mi mantengo giovane, sto allenando il gruppo dei 2009 che hanno la stessa età di mia figlia ed è molto divertente”, racconta prima di elencare i numeri di Vanoli Young che attualmente conta Under 13 e Under 14 Silver, U15 Gold, U17 e U19 Eccellenza.

Che tipo di esperienze vivono?
“Noi abbiamo fatto una scelta, quasi tutti gli under 19 vanno in utilizzo per aiutarli a entrare nel mondo senior. Abbiamo avuto la sfortuna di perdere per infortunio Emils Ivanovskis, il giocatore forse più importante della 19, mentre i 17, da sotto età, hanno iniziato con un po’ di difficoltà ma nell’ultimo periodo vanno meglio; bene i 15 mentre con i più giovani bisogna ancora lavorarci per portarli ad avere lo spirito giusto e passare dal minibasket a diventare grandi”.

Qual è la vostra politica di crescita verso i ragazzi?
“Attraverso lo sport devono imparare a prendersi cura di loro, dal cominciare a farsi la borsa, essere precisi, cominciare a capire che la pallacanestro è loro e non delle famiglie. Essere sempre più autonomi e auto esigenti con loro stessi”.

Avete anche ragazzi che arrivano da molto lontano, come vivono la loro avventura?
“Penso che il primo anno sia forse il più difficile. Abbiamo Emils e Oliver che arrivano dalla Lettonia. Il primo è un ragazzo solare ormai qui da diversi anni, Oliver è molto concentrato con un solo obiettivo in testa che è quello di diventare un giocatore di pallacanestro. Sono anche aiutati perché in Lettonia possono studiare online e hanno più tempo da dedicare alla loro passione per la pallacanestro. Si sono inseriti molto bene nel tessuto cremonese”.

Tra i cremonesi si sta mettendo in evidenza Filippo Galli…
“Sta crescendo, ha acquisito molta sicurezza nel suo gioco e Jacopo Torresi sta facendo un lavoro fisico enorme su di lui. Ora ha maggior consapevolezza nei suoi mezzi e sta maturando veramente bene”.

Dietro di loro stanno emergendo altri talenti dal vivaio?
“Qualche ragazzo c’è, ma la cosa più importante è lo step mentale da fare diventando più esigenti con loro stessi. C’è un’età in cui la passione ti porta a voler essere sempre in palestra: quello è lo scatto necessario”.

In che modo la serie A influenza la loro crescita?
“È importantissimo guardare la pallacanestro e siamo fortunati perché abbiamo la possibilità di allenarci prima e dopo la serie A. Osservare i giocatori, per loro può essere un ottimo esempio: come arrivano in palestra, cosa fanno prima e vederli durante gli allenamenti dà l’idea del sacrificio che serve e della cura che mettono nel proprio corpo per arrivare a determinati livelli. Spesso, a fine allenamento, quando si fermano a tirare, sono i ragazzi un po’ più grandi a passare loro il pallone ed è bellissimo perché si respira l’aria di una grande famiglia”.

Cosa è importante per un ragazzo che si vuole avvicinare al mondo della pallacanestro?
“Non sempre sono importanti i centimetri in altezza, io sono rimasto stupito a gennaio quando abbiamo giocato un torneo a Ivrea ed era presente anche la Stella Rossa di Belgrado con ragazzi veramente piccoli, non ancora pronti fisicamente, che però giocavano con un atteggiamento quasi simile ai giocatori professionisti. Lo scoglio più grosso in questo momento secondo me è mentale: bisogna perseverare e avere ben chiaro l’obiettivo fin da giovanissimi, perché questa è la cosa più importante. Quando entrano in palestra, è giusto che si divertano ma se hanno veramente passione devono mentalizzarsi il prima possibile”.

Che giocatore eri?
“Ho avuto la fortuna di avere caratteristiche atletiche e l’altezza che mi hanno permesso di avere uno sbocco dopo il settore giovanile, perché qualcuno ha creduto in me. Poi mi sono reso conto dei pezzettini che avevo curato male nel mio percorso giovanile e ho dovuto recuperare. Diciamo che la scintilla in me è scattata tardi. Ci sono ragazzi che arrivano dopo e bisogna essere a volte pazienti e aspettare”.

 

Marco Tempesta è una delle anime del minibasket Vanoli e insieme all’ufficio Marketing della società organizza i tanti eventi che viaggiano in parallelo agli allenamenti in campo.

Arriva da Torino e dopo esperienze tra pallacanestro e organizzazione di eventi con Torino 2006, sta vivendo la sua terza stagione sotto il Torrazzo: “È sempre stato un crescendo e al momento abbiamo 245 iscritti tra bambini e bambine; è un progetto trasversale perché all’interno di questi numeri abbiamo sia gruppi femminili che maschili e anche il Baskin Children, partito un paio di anni fa. Abbiamo aperto anche centri fuori Cremona, tra cui quello nuovissimo a Caorso che ha due gruppi, uno dei pulcini scoiattoli e uno degli aquilotti. Poi ce n’è uno a Brazzuoli, che siamo riusciti a far partire come una sorta di doposcuola e a Soncino. L’idea era quella di iniziare dei nuovi percorsi anche fuori dalla città, infatti non ci fermeremo qui, ci sono altri progetti in cantiere”.

Un’attività che passa anche dalle scuole e attraverso le tante iniziative che contraddistinguono l’attività dei piccoli biancoblù: “Il progetto scuola quest’anno ha visto un’evoluzione – prosegue Tempesta – Continuiamo la presenza nelle primarie, dove gli istituti coinvolti con il progetto minibasket sono 15, e dove portiamo un giocatore per piccole interviste, foto e la consegna di una t-shirt, regalata grazie ai sostenitori che ci permettono di poter realizzare il tutto. Con le secondarie invece si è parlato di come è strutturata una società di pallacanestro, hanno incontrato un giocatore della prima squadra con cui hanno approfondito la vita del professionista e, grazie alla figura di Marco Bona, abbiamo intrapreso un percorso sulla nutrizione e l’alimentazione”. Nei momenti più amati nella vita dei bambini, vengono organizzati appuntamenti speciali: “In queste due stagioni abbiamo realizzato Una notte al museo, con una caccia al tesoro nel centro città, siamo stati a teatro e al cinema, a palazzo Stanga. Abbiamo cercato di coinvolgere bimbi e famiglie attraverso quel binomio di sport e cultura che continua a caratterizzare i nostri eventi”. I bimbi sono protagonisti anche in occasione delle partite della serie A: “Aspettano i giocatori e creano un tunnel umano per farli entrare in campo, assistono al riscaldamento a bordo campo e sono protagonisti della presentazione delle squadre fino all’inno. Nell’intervallo scendono per fare una foto nel cerchio di centrocampo davanti a tutto il palazzetto, provando un’emozione unica. Ma questa è un’opportunità che offriamo a tutti – conclude il responsabile del minibasket Vanoli – una occasione per far vivere un’esperienza dai contenuti forti anche a chi non gioca in Vanoli”.

Cristina Coppola*

 

*da Lo sport cremonese del 10 febbraio

 

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...