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Vanoli, le chiavi tattiche dietro alla salvezza

(Foto Sessa)

La Vanoli Cremona ha costruito la sua salvezza con un processo lungo e tortuoso, con il focolaio Covid e le insidie recuperi a rendere tutto più difficile. L’aspetto tecnico-tattico, unito ad un gruppo unito, ha però fatto la differenza. In avvio di stagione vi erano numerose incognite sul reparto esterni, soprattutto sull’impiego della coppia Poeta-TJ Williams. Due playmaker opposti con due modi di giocare diversi, ma coach Paolo Galbiati ha saputo valorizzare le loro qualità in un sistema che nel finale di campionato appare già più rodato.

Poeta, oltre ad essere la mente dentro e fuori dal campo, è il regista puro: con lui aumenta il giro palla, l’attacco è più fluido e i lunghi possono “volare” sopra il ferro. Non è casuale che nei cambi a gara in corso – Poeta è partito raramente titolare, ma con un minutaggio a crescere – entrasse con Marcus Lee: con un centro dotato di grandi leve e centimetri, l’alley oop è diventato una delle prime opzioni offensive. Questa è una giocata che ha sì delle grandi caratteristiche di spettacolo, ma è anche pressoché inarrestabile se eseguita a dovere. Il risultato sono i punti di Lee, cresciuti di giornata in giornata e il numero di assist a Poeta, 6.8 di media e primato di lega.

TJ Williams è, per natura, una combo guard che predilige l’attacco rispetto alla regia della squadra. Con lui nello starting five aumenta la pressione offensiva con i difensori in difficoltà nella marcatura: il veloce primo passo e lo spiccato ball handling  rendono TJ un grattacapo nella marcatura a uomo e l’abilità di innescare i tiratori cremonesi quando va in penetrazione facendo collassare la difesa su di sè.

Il reparto lunghi ha visto il continuo alternarsi di Jarvis Williams e Marcus Lee. Anche qui i due parliamo di due giocatori diversi per caratteristiche e fisionomia, ma complementari. La presenza dei due sotto canestro vale il primato di lega alla voce rimbalzi difensivi a 41.1 (Cantù al secondo posto con 37.8). Il punto forte di Jarvis Williams è l’ottimo atletismo nel corpo da ala grande: diventato a stagione in corso il centro titolare in un quintetto piccolo, ha saputo battagliare contro i pari ruolo nonostante il gap di centimetri. Dal punto di vista statistico Williams ha una media punti più alta (12.1 punti contro i 7.6 di Lee) e prende più rimbalzi totali (211 contro 198). Williams è partito 17 volte in quintetto contro le 11 di Lee, ma il secondo si è dimostrato più efficiente in attacco con il 64.5% da due. Lee è poi il pilastro difensivo sotto canestro nonchè miglior stoppatore della lega con 1.6 di media a partita.

In parole povere, la coppia di lunghi made in USA è stata la chiave difensiva della stagione sotto canestro, con Marcus in notevole miglioramento e Williams nato pronto. Se si parla di fase difensiva, non si può che citare il vero stopper difensivo negli uno contro uno tra gli esterni: David Reginald Cournooh. 32esimo su 70 giocatori nelle palle recuperate e uomo “intangibles” ovvero quello più rappresentativo quando si guarda “oltre le statistiche numeriche”. L’esterno ha saputo arricchire la sua posizione con i punti, sopratutto dal rientro del covid e utili alla salvezza.

Una squadra non si salva però con due giornate d’anticipo se non ha delle macchine da punti nel roster: Daulton Hommes, Jaylen Barford e Fabio Mian. Il primo è stata la rivelazione dell’anno, grande attaccante poliedrico, top scorer della squadra. Galbiati per lui ha spesso optato per dei pick and pop, sfruttando le sue doti di cecchino dall’arco e la stazza da quattro. Nei momenti in cui si necessitava un attacco vicino al ferro, Daulton ha giocato sia in isolamento lungo la linea di fondo, che sopra il ferro con le scodellate di Poeta. Hommes è l’emblema di “Stretch four” moderno ovvero un lungo capace di essere difensivamente pericoloso e in attacco una guardia nel corpo di un 4.

Jaylen Barford, gioiellino aggiunto in corsa al roster si è rivelato l’esterno “clutch”, ovvero la guardia cruciale nei momenti clou. Primo passo bruciante, tiro affidabile e ghiaccio nelle vene, hanno permesso a coach Galbiati di avere un’arma in più sia nello starting five che in uscita dalla panchina. 16.6 punti di media in otto gare condite da punti nei momenti cruciali del match. Quando servivano punti e alternative (per esempio far spender falli alla difesa, come successo con il quinto fallo di Harrison a Brindisi) il coach della Vanoli ha potuto contare sul suo rendimento. A Barford è spettato il compito di sostituire Palmi, vero specialista da tre del roster. Il finnico ha comunque attribuito, fino alla sua presenza in campo, una pericolosità costante dall’angolo, innescabile sia dalle penetrazioni di TJ che dal post dei lunghi.

Fabio Mian è stata la rivelazione dell’anno: Daulton era l’oggetto misterioso, Fabio era conosciuto, ma negli anni lontano da Cremona è cresciuto e la squadra ne ha giovato. Galbiati e il suo staff hanno riconosciuto la sua necessità, come molti tiratori, di dover entrare in fiducia, quindi il primo tiro della Vanoli era quasi sempre il suo. Il cecchino di Gorizia è stato responsabile dei parziali brucianti che i biancoblù hanno rifilato a tante povere malcapitate, ma il vero miglioramento di Mian – sfruttato da Galbiati – è stato l’attacco dentro l’area. Guardia/ala piccola con spalle larghe e fisico importante sono valsi al giocatore la capacità di blitz improvvisi a canestro in grado di battere i pari ruolo.

Tutto questo, oltre all’inesauribile cuore e grinta del roster, è frutto di un allenatore che ha saputo leggere e creare l’identità di gioco, nonostante fosse la sua prima stagione come da head coach titolare in una squadra di A.

Lorenzo Scaratti

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