Eloquio forbito, bicipite d’acciaio
Stefan Nikolic è già una realtà
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Pur volendo fare appello a tutto l’ottimismo di questo mondo, risulta difficile negare che per la Vanoli Cremona l’avvio di campionato sia stato il classico periodo di vacche magre. Una vittoria in cinque gare, un paio di sconfitte (Tortona e Bologna le escluderemmo, anche se contro le V nere…) dove i mea culpa da fare forse addirittura superano i meriti avversari e una fase offensiva che crea molto ma che fatica terribilmente a concretizzare (72.6 punti a partita, il peggior attacco del campionato.
A vederla da fuori, una situazione tutt’altro che rosea, eppure sotto lo strato superficiale la squadra è viva e palpitante, rabbiosa in difesa e vogliosa più che mai di vedere premiati i propri sforzi difensivi da qualche canestro in più al momento giusto.
Se alla truppa di coach Cavina qualcosa si può recriminare non è certo sotto il profilo dell’etica del lavoro e dell’atteggiamento e se dovessimo scegliere un “portabandiera” di questa attitudine, la scelta ricadrebbe probabilmente su Stefan Nikolic.
Serba di nascita ma italiana per formazione cestistica, l’ala dal bicipite d’acciaio e dall’eloquio forbito (l’avete sentito a Basket&Co?) è una delle scommesse di coach Cavina, che l’aveva già allenato ad Udine, e del suo staff, che ancora una volta è andato a scandagliare la serie A2 alla ricerca di giocatori pronti al grande salto.
Come detto, non è il periodo per brindare festanti davanti alle nude cifre, ma rovistando tra le pieghe delle partite balza all’occhio come l’impatto di Nikolic non sia da misurare solo attraverso i numeri, che al momento parlano di 8 punti e 3,6 rimbalzi, con il 50% da due (che, viste le medie di squadra, non è affatto da buttare) e un poco lusinghiero 21% da tre, sul quale pesa lo sfortunato 0/5 contro la Virtus.
Aldilà della stazza e del fisico scultoreo, l’ex canturino è un esempio per applicazione difensiva e voglia di non mollare mai, in grado di difendere su più ruoli e senza un briciolo di paura quando si tratta di fare a sportellate o di sbucciarsi le ginocchia su un pallone vagante.
Badate, non solo uno specialista difensivo, ma un giocatore che al piano di sotto faceva discretamente ciò che gli pareva anche nell’altra metàcampo e che, a modestissimo parere di chi scrive, molto probabilmente farà divertire gli appassionati anche nella massima serie non appena avrà compiuto lo step necessario.
Un passo da compiere anche e soprattutto di squadra, nella testa più che nel fisico e nella tecnica. “Non mi soffermerei troppo sulla singola partita, ma guarderei alle cose molto positive che stiamo costruendo – ha raccontato il giocatore ai microfoni di CR1 – miglioreremo su alcuni dettagli e il tiro inizierà a entrare”.
Conciso e con le idee chiare, un po’ come sul parquet, dove ha già dimostrato di poter essere decisivo. Ad esempio a Napoli, una trasferta ovviamente marchiata a fuoco dai 29 punti di Tajion Jones ma nel cui finale c’è lo zampino di Stefan, fondamentale nell’indirizzare la partita con quel tap-in sull’errore di Davis e quella difesa nel finale su Copeland, giocate di voglia e attitudine ancor prima che di tecnica. Ah, sì, pure i liberi della staffa.
Ora si va a Scafati, ancora in Campania e ancora uno scontro diretto da non sbagliare, che nello scorso campionato, dopo una maratona di 55 minuti, in qualche modo svoltò la stagione biancoblu. Più che nella cabala, bisogna credere nelle percentuali.
Alberto Guarneri