Vanoli, fame e difesa:
così si vince
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La Vanoli scrive una pagina che resterà. Al PalaDozza, contro i campioni d’Italia, non basta giocare bene: serve stare dentro la partita quando l’onda arriva, avere la faccia giusta e scegliere il tempo dei colpi. Cremona lo fa con calma, senza gesti teatrali. Parte solida, soffre, risponde. Poi, nel cuore del match, accende qualcosa che raramente si vede in trasferta su quel parquet, soprattutto contro una squadra attrezzata come Bologna. È la difesa ancora una volta l’arma vincente, l’energia che parte dalla linea arretrata costringendo gli avversari a forzare. Il parziale si allunga, gli attacchi sono semplici e precisi, chi entra dalla panchina mantiene il ritmo. Il PalaDozza rumoreggia, ma la Vanoli non arretra e così l’impresa prende forma.
C’è tutta la voglia di una squadra pronta a dare spazio a chi ha fame di rivalsa, un lavoro silenzioso che parte dalla panchina e dallo spogliatoio, che sorprende le Vu Nere a partire dai cambi difensivi eseguiti senza esitazioni, le corse in transizione quando la Virtus si scopre o l’istinto di prendersi il tiro giusto. Le triple arrivano, le schiacciate pesano e la squadra resta una cosa sola anche quando la marea bianconera prova a rientrare.
Dopo aver toccato i 30 punti di vantaggio, la Vanoli concede un rientro fisiologico alla Virtus. Brotto richiama tutti in panchina e prova a trasmettere calma ed esperienza: non c’è nulla da perdere, solo un sogno da cavalcare fino alla fine, con coraggio. Il messaggio fa breccia, i quintetti si adattano e nessuno si nasconde. Senza paura, guardando in faccia gli avversari. Loro sono la Virtus ma Cremona ha fame e il fuoco negli occhi.
Così nel finale, quando l’inerzia rischiava di cambiare padrone, torna il dettaglio che fa la differenza: un possesso difeso fino in fondo, un rimbalzo conteso, una scelta di tiro. Le due triple che chiudono la serata portano la firma di Al Durham, un valore aggiunto per una Vanoli dove il cuore pesa più di tutto. Ma nella vittoria c’è la mano di tutti, dalle difese di Veronesi (e che triple!), alla spavalderia di Casarin capace di prendersi un tiro dalla sua metà campo, passando per Willis e Jones due che sono rimasti per crederci ancora, fino al talento di Ndiaye (non scrivetelo con l’apostrofo, anche se con, il suo nome assume ancora più verticalità), l’esperienza di Burns ancora una volta capace di mettere la tripla al momento giusto e tutti gli altri con uno staff capace di tirar fuori il meglio da tutti.
I 5.000 presenti al PalaDozza ammutoliti, e la Vanoli esce con due punti e un messaggio semplice: possiamo stare al tavolo delle grandi se il nostro standard è questo. Niente fuochi d’artificio, solo basket fatto bene. E il viaggio, dopo Bologna, avrà un passo diverso.
Cristina Coppola