Basket

Una squadra per tutti: il modello
Juvi raccontato al Rotary Cremona

Serata interamente dedicata al settore giovanile della Ferraroni Juvi Cremona alla conviviale del Rotary Club Cremona. Si è parlato soprattutto di questo: di quanto la pallacanestro, vissuta con i giusti valori, possa essere un’occasione di crescita, inclusione, comunità.

Ospiti dell’incontro il presidente della Juvi Cremona Enrico Ferraroni, il responsabile tecnico del settore giovanile Elvis Vacchelli e il responsabile del minibasket Mariano Mariani. A introdurli, il presidente del Rotary Filippo Gussoni, che ha ricordato con parole sentite il passato di Vacchelli come bandiera della società e protagonista della storica promozione in Serie A2: “Gli ultimi canestri di quella finale furono suoi. Oggi, da allenatore e dirigente, continua a dare tutto per questi colori”.

Ma al centro della serata non c’erano solo i risultati sportivi. È stato lo stesso Gussoni a spiegare perché ha voluto accendere i riflettori sul settore giovanile: “La Juvi è una realtà di Serie A, ma nelle sue giovanili c’è spazio per tutti. Nessuno viene escluso. Un approccio diverso allo sport, che merita di essere raccontato”.

Una filosofia che trova le sue radici nell’esperienza personale di Elvis Vacchelli, oggi alla guida tecnica del settore giovanile: “Da piccolo mi dissero che non avrei potuto giocare perché troppo basso. Oggi voglio restituire quella possibilità a ogni bambino. Non importa quanto sia alto o quanto talento abbia oggi: vogliamo dare a tutti la possibilità di vivere un’esperienza formativa in palestra. Le giovanili sono il fiore all’occhiello della società. Lavoriamo sulla qualità e sull’eccellenza, ma senza lasciare indietro nessuno. Non selezioniamo in base all’altezza, alla fisicità o a criteri elitari. Ognuno ha diritto di vivere un’esperienza educativa attraverso lo sport, anche chi fisicamente oggi è in difficoltà rispetto ad altri. È un approccio diverso, che rende lo sport uno strumento di crescita umana e sociale“.

Il responsabile tecnico ha poi raccontato l’evoluzione della Juvi, partita da una squadra in Promozione e da un settore giovanile quasi inesistente, oggi strutturato in cinque squadre giovanili, quattro di minibasket e quattro centri dislocati anche in provincia: “Abbiamo coinvolto scuole di ogni grado, persino gli asili, e lanciato quest’anno il primo torneo scolastico con nove scuole elementari coinvolte. Il nostro obiettivo è crescere ogni anno un po’ di più, senza forzature ma con costanza e passione”.

L’obiettivo, ha aggiunto, è chiaro: “Crescere un passo alla volta. Non vogliamo solo formare giocatori, ma persone. Ragazzi che imparino il valore del gruppo, del rispetto, della responsabilità”. Un’idea che ha portato la società a riflettere anche sul ruolo dei genitori: “Il nostro sogno è che ogni bambino trovi il suo spazio, senza pressioni esterne. Per questo stiamo ragionando su come accompagnare le famiglie in questo percorso”.

L’inclusività, la pazienza, l’ascolto. Ma anche l’importanza di aggiornarsi e proporre un allenamento che sappia coinvolgere: “I ragazzi oggi vivono in un mondo veloce. Se perdi la loro attenzione, perdi l’allenamento. Il nostro compito è tenerli vivi, motivati, offrire sempre qualcosa di nuovo”.

Nel finale, è stato il presidente Enrico Ferraroni a sintetizzare il senso della serata: “Siamo partiti nel 2014 con una squadra in Promozione e una giovanile quasi assente. Oggi siamo in A2 e abbiamo un settore giovanile solido, costruito passo dopo passo. Non abbiamo mai saltato una categoria, non abbiamo mai cercato scorciatoie. Questo è un lavoro collettivo, fatto di passione, sacrificio e competenza. La crescita dei nostri ragazzi è la soddisfazione più grande, ancora più della classifica”.

Ferraroni ha poi sottolineato l’importanza del lavoro silenzioso di tanti volontari e tecnici: “Dietro ogni allenamento c’è una rete di persone che si dedicano ogni giorno a far crescere i nostri ragazzi. E la Juvi è prima di tutto questo: una famiglia sportiva che crede nella forza dell’educazione attraverso il basket“.
Cristina Coppola

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