e possiamo fare ancora meglio”
contro il Mantova: 4-2
battuta la Pro Patria
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Sull’edizione di venerdì 4 aprile de “Lo Sport Cremonese”, il periodico ufficiale dell’U.S. Cremonese, è stata pubblicata un’intervista all’allenatore Elia Pavesi, che ha da poco tagliato un grande traguardo alla guida della formazione Primavera della Cremonese. Domenica 30 marzo, infatti, in occasione della sfida di campionato contro la Juventus, mister Elia Pavesi ha raggiunto quota 150 presenze sulla panchina della Cremonese Primavera. Giunto all’ombra del Torrazzo nella stagione 2020-2021, il tecnico classe 1976 ha vissuto diverse stagioni intense con i giovani grigiorossi, dalla finale playoff con il Lecce del 2021 alla splendida cavalcata del 2023-2024, che ha visto la Cremo tornare nel massimo livello del calcio giovanile. Oggi, con 38 punti raccolti nelle prime 32 giornate, capitan Lordkipanidze e compagni sono in piena corsa per la salvezza. Oltre a quello sportivo, l’obiettivo di mister Pavesi e di tutto il Settore Giovanile grigiorosso è quello di creare valore per la Cremonese, formando i ragazzi a livello tecnico e soprattutto umano.
Dall’esordio in panchina nella sfida di Coppa contro il Parma a quella contro la Juventus dello scorso weekend: un lungo viaggio che l’ha portata a quota 150. Se lo aspettava?
“Non sono uno che sta particolarmente attento ai numeri – risponde Pavesi -, quindi scoprirlo mi ha fatto un certo effetto. Parliamo di un viaggio lungo 5 anni che credo di aver vissuto appieno, dato che non ho mai saltato una partita per squalifica o altri motivi. Il mio arrivo è coinciso con una stagione molto particolare, nella quale si stava ancora combattendo il Covid: le incertezze erano tante per tutti, dalla società ai giocatori e lo staff. Ripensare da dove siamo partiti e le avversarie che affrontavamo all’inizio e vedere invece cosa ci stiamo giocando oggi fa effetto. Al di là delle aspettative iniziali, ogni stagione ha vita propria e porta verso una certa strada, ma sicuramente in questi anni qualcosa è cambiato e credo che sia nato un rapporto sempre più profondo”.
Ci sono dei momenti particolari che porta nel cuore?
“Ogni stagione è talmente ricca che citarne uno solo è difficile. Lavoriamo con ragazzi in costante evoluzione, quindi si impara sempre qualcosa di nuovo e di riflesso anche noi cresciamo e impariamo costantemente. Il primo anno è stato quello in cui ci siamo scoperti e conosciuti, ritrovandoci a giocare una finale playoff: alcuni giocatori hanno fatto percorsi diversi e oggi magari giocano tra i grandi in altre piazze, ma il piacere di averli accompagnati e aiutati nel costruire la propria strada resta invariato. Nelle due stagioni successive abbiamo ottenuto risultati importanti, con alcuni elementi che hanno firmato contratti da professionisti e si sono allenati con la prima squadra gratificando il lavoro fatto insieme. Fino ad arrivare all’ultimo anno e mezzo, un periodo di rincorsa e consapevolezza che dimostra le potenzialità di un Settore Giovanile in cui tutti danno il proprio contributo occupandosi dei ragazzi a 360°”.
I festeggiamenti del 30 marzo 2024 sono sicuramente tra i ricordi più emozionanti…
“Sì, senza dubbio quelli a cui è più facile pensare. Mi riferisco anche all’emozione del direttore generale Armenia a Parma nell’immediato post partita e alla visita del Cavalier Arvedi a tutta la squadra per fare le sue congratulazioni. Vedere la gioia e la soddisfazione nei loro occhi dimostra l’attaccamento che c’è nei confronti della nostra realtà, e non è assolutamente scontato”.
Sono diversi i giovani allenati da lei che giocano tra i professionisti. Che impressione le fa?
“È bello e significativo. Non solo nei miei confronti, ma anche per la Cremonese che ha permesso loro di crescere, sfruttare le strutture e imparare tanto. Mi rende orgoglioso vedere che le amicizie rimangono, incontrarli significa vederli ripassare da casa più maturi, con degli occhi diversi. Contro la Juventus c’era Agazzi (portiere grigiorosso in prestito all’Alcione in Serie C, ndr), che è venuto a vedere e tifare per i suoi ex compagni. Fare esperienza è fondamentale e ognuno ha i suoi tempi: ci sono ragazzi che hanno bisogno di fare step intermedi e altri come Stuckler che forse sta rendendo anche oltre le aspettative”.
Come avete vissuto l’impatto con la Primavera1?
“Il salto di categoria ha richiesto un grande cambiamento a livello organizzativo, ma ci siamo fatti trovare pronti grazie all’ottimo lavoro di tutti. In questi casi però ci sono anche da considerare alcuni aspetti che riguardano direttamente i ragazzi: cambiano il campionato di appartenenza, le loro aspettative e, ad esempio, il loro valore in termini puramente numerici. Sembrano temi nascosti, ma sono anche quelli più impattanti. Abbiamo voluto farci trovare pronti anche a livello psicologico, consapevoli che ci sarebbero stati il momento dell’entusiasmo, quello della paura e quello della fiducia. Questa esperienza ci ha messo davanti a nuove sfide, che stiamo cercando di affrontare quotidianamente con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione. Così come il far capire che ci si può giocare le proprie chance con le proprie caratteristiche”.