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La storia di Mouhamed Alì:
da vucumprà a campione di boxe

Da sinistra: Gora Fall e Mouhamed Alì

Una storia di lotta al razzismo, integrazione e sport: è quella di Mouhamed Alì, pugile italo-senegalese, campione italiano ed europeo dei pesi super medi. La sua storia inizia proprio dal nome, così ingombrante da essere un trampolino.

Mouhamed Alì: “L’origine del mio bellissimo nome è merito di mio padre, per me è un onore. Omaggia un grande campione del mio sport, Muhammad Alì. Il messaggio che vorrei dare a tutti i giovani, scritto anche nel libro, è che nessuno deve fermarti se decidi di lottare per realizzare un sogno”.

Prima di diventare un campione di boxe ha dovuto affrontare un lungo e tortuoso cammino. “Sono arrivato in Italia nel lontano 2000, – spiega Alì– il sottoscritto ha fatto anche il vucumprà, il venditore ambulante. Da lì, grazie al pugilato, sono arrivato sul tetto d’Italia. Bisogna combattere per i sogni, seguirli fino a quando ci arrivi. Io ho avuto dei pilastri in questa sfida, su tutti mio padre Musa, che mi ha accompagnato durante tutta la mia crescita. Quando sono arrivato in Italia, tante persone avevano detto di mollare la boxe. Io ho detto no, voleva dire mollare due sogni, il mio e quello di papà”.

Per l’associazione Senegalesi di Cremona e provincia quella di Alì è una storia che deve ispirare. Gora Fall, presidente Associazione Senegalesi Cremona e provincia: “Siamo molto contenti di avere oggi Mouhamed Alì a Cremona grazie alla rete antidiscriminazione. La sua presenza dà un importante messaggio ai giovani immigrati senegalesi e non: capire che bisogna lottare, c’è da integrarsi e lo sport da una mano a questo percorso”.

Il libro “Mi chiamo Mouhamed Alì” è scritto a quattro mani con Rita Coruzzi edito Piemme.

Lorenzo Scaratti

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