Altra impresa del cremasco Ruffoni,
sulla vetta del Margherita Peak

Un imprenditore con la voglia di compiere sempre nuove imprese. Fa parlare ancora di sé Filippo Maria Ruffoni, 38enne di Montodine, socio del Panathlon International Club di Crema, che ha concluso il giro delle grandi vette africane, arrivando a quota 5109 metri sul Margherita Peak, in Uganda.
Dopo aver scalato le altre grandi vette del continente africano, il monte Kenya, Kilimanjaro, Toubkal e Meru, ha raggiunto la vetta più alta della catena montuosa del Rwenzori, che significa “il re delle nuvole”, terminando così i cinque grandi ghiacciai d’Africa.
Nella perla d’Africa è arrivato mercoledì 15 gennaio, a Entebbe. La vetta è stata raggiunta martedì 21 gennaio, alle ore 7:56 del mattino. L’itinerario ha previsto il trasferimento dall’aeroporto internazionale di Entebbe, in auto per 450 km, a Fort Portal, e un successivo spostamento verso Nyakalengija dove è situato l’ingresso del Rwenzori National Park.
L’avventura ha preso ufficialmente il via con il ritiro della documentazione all’ufficio dell’Autorità per la fauna selvatica dell’Uganda, che tutela e monitora gli ingressi nel parco sotto tutela Unesco. Si è costituita anche la squadra di portatori e ranger che hanno seguito Filippo per tutti i giorni previsti.
Per la natura estremamente complicata, il tragitto di avvicinamento deve passare due vallate, quella del Bujiku e quella del Kitandara. L’escursione ha previsto un itinerario molto lungo, con un avvicinamento al campo base della vetta di quattro giorni, passando attraverso una spettacolare foresta tropicale, torbiere e scenari di origine vulcanica, dovendosi imbattere nel clima instabile equatoriale seppur nella stagione secca.
Seguendo il corso del fiume Mubuku si è abbandonato il tradizionale itinerario riservato agli appassionati di birdwatching e si è intrapresa la salita al primo campo base Nyabitaba Hut a 2651 metri. Si sono poi susseguiti gli avvicinamenti ai campi intermedi, John Matte Hut 3505 metri, Campo Bujuku 3962 metri e alla fine campo base Elena Camp a 4541 metri. Nonostante il poco dislivello apparente tra i vari campi, è stato necessario oltrepassare passi anche sopra i 4 mila metri, un continuo sali e scendi.
Si è arrivati così alla notte di salita: partenza alle 3 nonostante le pessime condizioni meteo della notte e, dopo 5 ore di scalata, con raffiche di vento estreme e nuvole basse, è stata raggiunta la vetta. Poco prima è stato necessario risalire a punta Elena a 4800 metri, per poi ridiscendere sul ghiacciaio Margherita. Questa parte nello stato del Congo, sul confine naturale a 4700 metri, l’ultima risalita rocciosa per giungere in vetta.
Un’esperienza unica nel suo genere, riservata a pochi, straordinaria per la bellezza della biodiversità e per la vastità del territorio per nulla antropizzato. L’attraversamento di questa terra non ha però nascosto i suoi lati più deboli e sofferenti, come il lento scomparire del famoso ghiacciaio pensile sotto la cima descritto dal Duca degli Abruzzi nel 1906. La discesa è avvenuta proprio seguendo un’altra via per l’itinerario individuato dal Duca stesso, un emozionante percorso a valle passando dai laghi e fiumi del Kitandara, prime sorgenti del Nilo.
Dall’altra parte non si può rimanere indifferenti alla estrema povertà di quei luoghi e dalla quantità impressionante di armi che si vedono circolare liberamente tra i civili, tanto che è necessario comunicare il proprio arrivo all’ambasciata e richiedere un visto motivato e dettagliato negli spostamenti. Questo comporta che per tutto il tempo dell’avventura Filippo è stato accompagnato da un’autorità locale, chiamata ranger, armata a fini di sicurezza.
“Un grazie al partner di spedizione Merkur, alle guide locali George e Emmanuel. In vetta con anche il gagliardetto Panathlon e del CAI Crema”, le prime parole di Ruffoni.