Cremonese

IL PAGELLONE - DIFENSORI
La vida Locho e le notti Bianchetti

Emanuel Aiwu 5 – Un carico di lavoro forse eccessivo per il difensore austriaco chiamato ad imparare in fretta lingua e calcio italiani. Rimandato con il docente Alvini, coccolato dalla maestra Ingrid e bocciato dal prof. Ballardini, Aiwu ha provato a raccapezzarsi con la realtà italiana sbagliando talvolta sul campo, ma anche dal parrucchiere ha mostrato spesso ripensamenti. Erasmus.

Matteo Bianchetti 5 – Passeggia per gli stadi della Serie A come fossero le vie della San Pietroburgo di Dostoevskij. Dopo aver sognato la rivincita in Serie A, a lungo inseguita, idealizzata, amata, si scontra con l’amara e dura realtà di una stagione in cui fatica ad affermarsi, soffrendo l’impatto con la categoria. Letterato.

Vlad Chiriches 6 – Autoritario, imponente, quasi irrisorio per la superiorità con cui fermava gli avversari. Ma al tempo stesso così fragile. In una stagione costellata da rimpianti, quella di Chiriches è l’esempio più evidente di tutto quel che poteva essere, ma che non è stato. Manifesto.

Alex Ferrari** 6 – Passa dalla Sampdoria alla Cremonese a gennaio alla ricerca di stabilità. Ci mette buona volontà, si ritaglia diversi minuti, senza impressionare, senza errori evidenti, da ricercare con i replay e i rallenty, da navigatore esperto della categoria. Non sarà un corsaro da assalto, ma conosce il mare. Marinaio.

Paolo Ghiglione 5,5 – Passa una stagione ai margini, sulla destra gli viene preferito non solo Sernicola, ma anche Pickel. Gioca quando viene chiamato in campo, ma nemmeno il gol nello scontro salvezza con la Sampdoria gli permette di conquistarsi la fiducia del tecnico: entra, timbra, sbriga le sue faccende, stimbra e dà l’arrivederci alla partita successiva. Routinario.

Jack Hendry 5* – Non è nata sotto una buona stella, col doppio errore contro il Modena, la sua stagione, durata il tempo di un battito di ciglia: in grigiorosso mette insieme 363 minuti, ora di supplementari inclusa. Se ne torna in Belgio, in pieno inverno, lontano da Davide Diaw, maledicendo il giorno in cui l’ha incontrato. Verdoniano.

Luka Lochoshvili 7 – Se si prova a immaginare Luke Lochoshvili come anima della festa, forse riesce un po’ difficile. Eppure Luka vive la sua vita, ma soprattutto la sua carriera, fino in fondo. Non ci sono turbanti o botte che tengano, quando c’è da aiutare un compagno di squadra (ma anche salvare vite), lui è sempre lì: col suo sorriso timido a dare una mano, a vivere la sua vida loca a modo suo. Gentile e ruvido, tenero e duro, sempre pronto a rovinare il party agli attaccanti avversari. Festaiolo.

Giacomo Quagliata 5 – l ritorno in Italia non è andato come sperato, con l’arrivo di Ballardini perde anche terreno nelle gerarchie grigiorosse. Non si aiuta facendosi espellere nello snodo decisivo contro il Verona per un colpo proibito. Deluso.

Leonardo Sernicola 6,5 – Ci mette tanta energia, qualche effetto speciale. Non avrà la raffinatezza di un filme d’autore, ma ti tiene incollato davanti allo schermo, che qualcosa può sempre succedere, commedia o dramma che sia. Cinefilo.

Emanuele Valeri 6 – Arrivato in Serie A con le batterie cariche, pronto a esplodere sulla fascia sinistra: la posizione più avanzata, l’odore di Nazionale che arrivava da Coverciano fino al Centro “Arvedi” sembravano essere il preludio allo sbocciare di Valeri. Invece la carica propulsiva si è esaurita troppo presto, forse quando c’era più bisogno di lui. Non tutte le favole hanno il lieto fine, anche se il classe 1998 può ancora scrivere il suo. Disilluso.

Johan Vasquez 6,5 – Johan Vasquez è un soldato fedele, un animo libero: Johan Vasquez è così e non puoi cambiarlo. Ballardini lo sapeva da Genova, l’ha sempre saputo, e anche a Cremona gli ha chiesto semplicemente di essere se stesso, qualsiasi cosa accadesse. Fedele.

*ceduto a gennaio
** arrivato a gennaio

mt

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