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La scelta e il futuro della Cremonese, i suoi maestri, l’esperienza da calciatore e quelle all’estero da allenatore. Intervistato in diretta durante la trasmissione di Cremona1 Il grigio e il rosso, il nuovo allenatore grigiorosso Fabio Pecchia ha parlato a 360 gradi. “La Cremonese – ha esordito – per storia, struttura e club è una bellissima realtà: questo, insieme alla presenza del direttore Ariedo Braida che mi ha fortemente voluto e al fatto che la squadra abbia le qualità per risalire in un campionato difficile, mi hanno convinto ad accettare la proposta grigiorossa”. Pecchia ha quindi aggiunto: “Troppo spesso si parla di progetto, ma conta vincere e fare risultato. Il campionato di Serie B non è facile e non lo è mai stato, a maggior ragione quest’anno perché tante squadre si sono attrezzate per fare un campionato di vertice. In più l’incognita Covid rende ancora più imprevedibile la stagione”.
Il nuovo tecnico grigiorosso preferisce non fare proclami, ma affidarsi al campo: “Il primo obiettivo è recuperare il prima possibile gli infortunati. Con qualcuno dei ragazzi ho già lavorato, ma in generale ho trovato una squadra che ha entusiasmo e la voglia di riprendersi qualcosa. Non ho visto particolari difficoltà a livello di condizione fisica e ho grande rispetto per Bisoli che l’anno scorso ha fatto un grandissimo lavoro. Cercheremo di costruire un’identità precisa per quelle che sono le mie idee di gioco: per prima cosa mi devo concentrare per dare una forma alla squadra sia dal punto di vista mentale che tattico e lavorarci giorno dopo giorno”. L’allenatore di Formia ha spiegato che, fermo restando la linea di difesa a 4, il resto dello schieramento lo deciderà anche in base ai movimenti di mercato.
“Mi rendo conto – ha spiegato ancora – che l’ambiente sia deluso, però non dobbiamo porci obiettivi a lungo termine, ma guardare alla prossima partita. Dobbiamo guardare la realtà per quello che è, invito tutto l’ambiente, giocatori compresi, a guardare alla prossima gara per affrontarla con il piglio giusto. Affrontiamo una squadra uscita da una situazione particolare e abbastanza in forma, che con Ceter in avanti cambia struttura”. Pecchia ha quindi evidenziato: “C’è solo la voglia di lavorare e creare un po’ di entusiasmo intorno a questo popolo, questa città e questa società: sarà un compito arduo cambiare questo clima di disaffezione che si è creato, ma sono sicuro che ci riusciremo”.
Il nuovo allenatore grigiorosso ha quindi parlato dei suoi trascorsi da giocatore e, in particolare, del suo rapporto con Gigi Simoni ed Emiliano Mondonico che lo hanno allenato: “Due grandi personaggi che mi hanno dato grandi insegnamenti: al di là del fatto che è cambiata la metodologia, le dinamiche di uno spogliatoio sono rimaste più o meno le stesse. E benché fossero quasi agli antipodi come gestione, entrambi mi hanno dato un grande contributo”. Molto stretto, anche il rapporto con Rafa Benitez di cui è stato vice al Napoli, al Real Madrid e al Newcastle: “Mi ha strutturato come allenatore: abbiamo un grandissimo rapporto, ci sentiamo spesso. E’ un uomo di altissimo livello e un grandissimo allenatore. Fare il collaboratore con un tecnico con uno stile manageriale ti aiuta a vivere il campo in maniera diversa”.
Dopo l’eserienza con l’Hellas Verona, portato in Serie A e allenato anche nel massimo campionato italiano, la scelta di andare in Giappone, all’Avispa Fukuoka: “Mi ha convinto il modo in cui mi hanno cercato: conoscevano il mio modo di lavorare e sono venuti a vedere come allenavo quando ero a Verona dove ho vissuto due stagioni molto intense. E dopo la Spagna e l’Inghilterra mi piaceva l’idea di andare fuori. Purtroppo, lo dico con amarezza, per problemi ho dovuto lasciare dopo sei mesi, ma è un’esperienza che rifarei anche se è un posto troppo lontano – non solo geograficamente – dal nostro modo di essere e pensare: è una cultura straordinaria, ma anche impensabile per noi. Tuttavia ho trovato un calcio molto tecnico e con una qualità media dei giocatori molto alta”.
Nell’ultima stagione, invece, l’avventura alla Juventus Under 23 con la quale ha anche alzato la Coppa Italia Serie C: “Da giocatore ho lasciato la Juve troppo presto e mi è piaciuto il fatto di poterci tornare: è stato bello. E’ stata una grande palestra riuscire a dare un’identità ad una squadra giovane e di talento. I primi sei mesi sono stati difficili, poi siamo andati in crescendo nonostante il lockdown. In più è stato interessante anche seguire il lavoro di Maurizio Sarri e della prima squadra in generale”.