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Andrea Devicenzi alle Olimpiadi di Tokyo? Pirovano, Perri, Benedini e una canoa. 'Ci provo'

Una sfida. L’ennesima della sua vita dopo l’incidente che a 18 anni gli aveva portato via una gamba. Una sfida e forse la più appassionante di tutte quelle affrontate sin ora (e sono tante) perché fatta riscoprendo un amore di sempre, quello per la canoa e la pagaia, quello per la fatica estrema. E’ abituato a dare tutto Andrea Devicenzi, nel lavoro come nello sport.

Ci si nasce con una certa tempra, non l’apprendi col tempo. Ci si nasce con la capacità e la voglia di lanciarsi continuamente sfide, e poi magari vincerle avendo già in testa la successiva. Ci proverà anche questa volta a raggiungere l’obiettivo. Tokyo 2020, le Olimpiadi, il più alto orizzonte per uno sportivo. L’idea è nata mesi fa, ne ha parlato con Arcangelo Gengis Pirovano e nel progetto sono stati coinvolti Oreste Perri e Franco Benedini. Proprio quest’ultimo, fiamme gialle, 4° nel k4 sulla distanza dei 1000 metri alle olimpiadi di Pechino nel 2008 lo sta allenando.

“Ho ripreso confidenza con la pagaia – spiega Andrea Devicenzi – dopo anni che mi sono dedicato a tutt’altro. Andavo in canoa prima dell’incidente, mi piaceva. I primi risultati sono incoraggianti. Ho ancora parecchio lavoro da fare per migliorare il gesto e i tempi”. Andrea non lo dice per scaramanzia, ma i primi mesi di allenamento, fatti in gran segreto per capire quali fossero le reali possibilità, hanno dato riscontri ottimi tanto da stupire anche il suo allenatore. Si allena agli Amici del Po prima che la struttura apra al pubblico, grazie ad un accordo con i responsabili e poi a Cremona, dove Franco Benedini lo può seguire con costanza.

In attesa di avere la canoa giusta usa due canoe che pesano un terzo in più di quelle utilizzate adesso per le competizioni. E nonostante tutto riesce, grazie alla forza fisica e all’applicazione costante, a fare buoni tempi. “Il lavoro non mi spaventa – prosegue – devo ancora lavorare sul gesto tecnico e sugli automatismi. A Cremona mi alleno anche con la pagaiaremoergometro. Appena ne avrò le possibilità me ne acquisterò uno da tenere a casa per potermi allenare per più ore tutti i giorni. Sto adattando la mia muscolatura allo sforzo che richiede la pagaiata. Ho la fortuna che la parte superiore del corpo è preparata. A volte Franco mi chiede se sono stanco dopo un paio d’ore di allenamento. Ma la stanchezza non la sento e poi comunque ho sempre bisogno di portare il mio corpo all’estremo dello sforzo”.

Le prime prove di qualifica per la canoa Olimpica sono ad aprile 2020. Ci saranno, da aprile, tre mesi per provare ad acciuffare la qualificazione per le Olimpiadi. L’allenamento sarà durissimo ed intenso, e non sarà la sola sfida che Andrea dovrà affrontare. Ci saranno sacrifici da fare ma il campione è pronto. Ed è un campione a cui le sfide piace vincerle. Con l’aiuto di due maestri come Perri e Benedini, i consigli dell’amico Pirovano, il tifo dei tantissimi amici conosciuti lungo la strada e soprattutto con il fuoco che gli arde dentro, può farcela anche questa volta a realizzare un sogno.

“E se non sarà per Tokyo 2020 sarà per Parigi 2024. Questo è un progetto in cui credo fortemente e nel quale sono coinvolte persone che credono in me”. Non si arrende Andrea. Ci si nasce con la tempra dei guerrieri e dei campioni. Pronti alla sfida dunque. Tokyo non è lontana. E’ solo a qualche colpo di pagaia…

Nazzareno Condina

 

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