Cremonese

Fulignati: "Con il Frosinone
tocca a noi dare un segnale"

Nella puntata speciale de “ Il Grigio e il Rosso” in occasione della sosta per le Nazionali, è stato ospite l’estremo difensore della Cremonese Andrea Fulignati, intervistato da Eleonora Busi.

Andrea, sei nato in una famiglia di portieri. Di solito funziona che prima nasce l’amore per il pallone e poi si acquisisce un ruolo. Per te è stato il contrario visto il papà e il nonno portiere?

“No, diciamo che io sono stato subito messo lì, nemmeno ho potuto provare altre posizioni. Mio papà faceva l’allenatore in una squadra vicino a casa nostra, sono stato subito messo in porta durante i primi allenamenti con lui. Sono proprio nato già con i guanti”.

Com’è stato crescere a livello calcistico ma anche a livello personale con il papà allenatore, portiere, che di fatto giocava il tuo stesso ruolo e poi ti allenava anche.

“Quando mi allenava lui ero molto piccolino. La cosa che ricordo come bella e piacevole erano le discussioni tecniche sul ruolo di portiere, che già le affrontavamo quando ero piccolo, e negli anni sono rimaste. E quindi era bello quello perché era proprio piacevole anche parlare tra di noi in famiglia del ruolo”.

Cosa pensi della tua carriera dagli inizi a oggi? Ti ritieni soddisfatto? C’è qualcosa che non avresti fatto o fatto in un modo diverso?

“Sono sempre stato contento del percorso che ho fatto. Anche quando sono rimasto due anni a Palermo a fare il terzo portiere invece di cercare una squadra in Serie C. Ma devo dire che anche quell’esperienza mi ha aiutato tantissimo perché ho avuto la fortuna di stare in uno spogliatoio fatti da giocatori importanti. Tra l’altro c’era anche Vazquez in quegli anni lì.

Quindi lo conosci bene, l’hai ritrovato con piacere, ed è sempre meglio avercelo in squadra che contro, giusto? 

“Assolutamente, l’ho provato nella semifinale di ritorno l’anno scorso, averlo contro che significa. Non bello, non bello. A Palermo in quei due anni fece dei campionati devastanti. Ero con Sorrentino, Ujkani, tanti portieri forti, ho avuto la fortuna di poter apprendere e crescere nonostante il poco spazio in campo. Poi, un po’ come magari capita a tanti, c’è stato un momento in cui avevo preso una buona strada, a Cesena con l’anno della Serie B. Purtroppo quella società è fallita alla fine del campionato e dopo non sono riuscito a trovare continuità fino a Catanzaro. Però sono comunque contento. Ho commesso degli errori certamente, ora sono un po’ cresciuto e sono contento del percorso che ho fatto, e da quegli errori ho imparato”.

La tua maggiore soddisfazione a livello calcistico qual è stata?

“Sicuramente gli ultimi due anni a Catanzaro. Sono stati due anni bellissimi. Il primo è partito in un modo ed è finito alla grande, è stato un crescendo di emozioni e di bei momenti. Era tantissimo che la piazza non tornava in Serie B e quindi è stato veramente bello. Poi l’anno scorso ancora di più perché comunque siamo riusciti anche in Serie B e a confermarci e fare un gran campionato. Devo dire che quella di Catanzaro, secondo me, è stata l’esperienza fin qui più bella”.

Che cosa si prova l’attimo prima di parare un rigore?

“La sensazione fa tanto, ormai anche sui rigori ci sono delle strategie, li studiamo, quindi bene o male quello che può succedere te lo provi a immaginare anche prima della partita. Può cambiare a volte lì nel momento la sensazione, pensi che magari chi tira il rigore possa fare qualcosa di diverso da quello che ci si aspetta. Alla fine preferisco portare avanti quello che ho scelto, di modo da non avere rimpianti. A parte quelli in Coppa Italia con il Bari, non sono riuscito a parare neanche uno in campionato. Speriamo di riuscirci”.

A fine partita pensi a quello che è successo, se potevi fare meglio, se potevi fare una scelta diversa. Ti succede? 

“Sì, non ultima la partita di Mantova. Il gol che abbiamo preso è nato dalla costruzione dalla rimessa dal fondo, abbiamo perso palla e si è preso gol. Quindi magari lì per lì ripensi che se avessi fatto una scelta diversa molto probabilmente non prendevamo gol”.

E proprio inerente a questo argomento, tu sei arrivato alla Cremonese questa estate fortemente voluto da mister Stroppa proprio per questa tua capacità con i piedi di riuscire a iniziare l’azione dal basso esattamente come chiede il calcio moderno.

“Sì, la fortuna è stata quella di trovare un ambiente a Catanzaro dove ci lavoravamo tantissimo. È proprio una richiesta del mister Vivarini, la squadra nell’arco di un anno e mezzo ma già da prima che arrivassi io, si era molto collaudata e quindi sicuramente mister Stroppa ha notato in me questa qualità. Io sono arrivato qui che la squadra ci lavorava anche dall’anno scorso”.

Cosa pensi di questa soluzione che vede voi portieri così protagonisti?

“Io sono anche per la praticità, soprattutto in determinati momenti, se serve, lancio lungo e via, è importante saper fare anche quello. Logicamente il calcio ormai va in questa direzione, quindi quando trovi un allenatore che lo richiede, che punta a fare quello, ci sta anche di dover estremizzarlo un po’ perché serve per far entrare più velocemente possibile i concetti alla squadra, quindi secondo me è giusto anche che ci si lavori, che ci si prenda dei rischi. Quando raggiungi un certo livello, come per esempio quello che avevamo raggiunto a Catanzaro, secondo me sono tanti vantaggi”.

Io partirei adesso dal momento che sta vivendo la Cremonese, siamo partiti con mister Stroppa, è arrivato poi mister Corini, ora si è ridata fiducia a mister Stroppa. Sicuramente il segnale di un momento difficile che state vivendo. Come si riparte con lui?

“Io credo che la cosa migliore che possiamo fare in questo momento per ripartire sia quella di buttarci anima e corpo appoggiando tutte le scelte del mister: dagli allenamenti, dalle partite, cercando di creare un po’ di unione, magari anche tra noi in campo, poi attraverso qualche risultato, se c’è la possibilità di farlo, anche sporco. Quando è arrivato Corini con le prime partite tra Castellammare e Salerno, si pensava e si sperava che forse potesse essere la svolta. Dopo le prime due vittorie abbiamo avuto di nuovo un periodo negativo, la società ha quindi fatto questa scelta. Io credo che in questo momento aspetti a noi, perché la società ha cercato di dare un segnale e adesso tocca a noi giocatori”.

Quali sono ora gli obiettivi? Li avete un po’ ridimensionati? Ora “non ci sono alibi”, così vi siete detti nello spogliatoio

“Ad inizio campionato non c’era neanche la paura o comunque il dubbio se pronunciarci o no in merito a quello che avremmo dovuto fare o provare a fare durante il campionato. In questo momento non è tanto un non volerlo dire, ma sarebbe poco intelligente pronunciarsi in quella direzione perché la vetta è distante, le squadre corrono, noi abbiamo da risolvere un po’ di problemi. Domenica c’è una partita difficilissima, il Frosinone da quando ha cambiato allenatore è cambiato, si sono compattati, sono una squadra abbastanza quadrata in campo, subiscono poco e hanno giocato quasi 90 minuti col Pisa in uno in meno, e si sono difesi bene, quindi sarà una partita complicata. Visto il nostro momento la cosa migliore che possiamo fare è pensare solo a questa partita. Poi dopo piano piano vedremo se si riesce a recuperare un po’ di terreno, però in questo momento conta la domenica con Frosinone”.

Chi sono, secondo te, le squadre che vi hanno più messo in difficoltà in queste prime 13 giornate di campionato?

“Grosse squadre che ci hanno messo sotto io non me le ricordo sinceramente, mi verrebbe da dire Spezia e Pisa, che sono le due squadre che hanno fatto in questo momento il campionato migliore insieme a Sassuolo, tanto è vero che sono le prime. Io col Pisa sinceramente in campo ho avuto la sensazione di una squadra più pronta di noi, non ci hanno messo sotto sul piano del gioco ma piano dell’atteggiamento, dell’agonismo. Secondo me, hanno avuto qualcosa in più rispetto a noi, ed è una cosa anche brutta da dire, perché quantomeno in un campionato come la Serie B, il nostro atteggiamento dovrebbe essere in tutte le partite al pari di quello delle altre squadre, poi successivamente possiamo far uscire la qualità.

C’è una componente mentale che in qualche modo vi frena o non vi fa in questo momento come hai detto tu sentire pronti o comunque all’altezza di Pisa e Spezia?

“Io non penso sia una cosa mentale, credo che dobbiamo riuscire a essere un po’ più squadra, aiutarci un po’ di più in campo, parlare, sapere gestire un po’ meglio i momenti della partita”.

Allo Zini sugli spalti ci sono la tua compagna Vanessa e la vostra Aurora, cosa si prova a sapere che loro sono lì che ti guardano? 

“È bello, ora che la bambina sta crescendo viene allo Stadio indossando la maglia della Cremonese, è entusiasta. Vengono sempre anche i miei genitori, all’ultima partita è venuta mia nipote che ha quasi la stessa età di Aurora, hanno guardato insieme la partita. Una bella emozione”.

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