Basket

"Conta il risultato, il resto verrà"
così Campigotto nel post Sassari

Carlo Campigotto (foto Vanoli)

La prima al PalaRadi regala i primi due punti alla Vanoli ed è quello che conta, Carlo Campigotto, assistant coach di Pierluigi Brotto, lo dice senza giri di parole e con la lucidità di chi ha vissuto una serata sporca e risolta di testa con la scossa nel timeout e il finale di qualità. Dentro c’è tutto: la mano dei veterani, il passo dei giovani, qualche sbavatura e una fotografia utile per il futuro.

“Paradossalmente eravamo molto tesi – racconta a Basket&co nel post partita di Vanoli – Sassari -: non siamo riusciti a sbloccarci di ritmo, abbiamo giocato non come l’avevamo preparata. Abbiamo preso tiri che non volevamo prendere, e i tiri che dovevamo prendere non li abbiamo presi. Siamo stati dubbiosi su dove andare e cosa fare. Non avevamo contro una difesa che ci toglieva opportunità, anzi ce ne lasciava tante: eravamo confusi su quale prendere. Abbiamo tirato all’inizio dell’azione quando potevamo cercare di più, e abbiamo rifiutato alcuni tiri costruiti dovendo ricominciare da capo. Conta il risultato: sono un grande fan di Max Allegri. Questa è una vittoria 1-0: calcio d’angolo al 90’ dopo che sei stato in area tutta la partita. Conta”.

Il turning point è anche tattico: “A un certo punto abbiamo cambiato tre volte scelte difensive perché ci stavano punendo in modi sempre diversi: nel terzo quarto sono stati davvero bravi loro. La reazione dopo quel timeout in cui Gigi li ha un po’ strigliati è stata ottima e di buon auspicio: i nostri giovani sono molto motivati. All’inizio eravamo tirati, non a briglie sciolte, poi sbloccandoci abbiamo mostrato una bella pallacanestro negli ultimi 14 minuti”.

Capitolo quintetti e lunghi, scelte guidate dalla necessità del momento: “Ci siamo abbassati perché contro il loro quintetto più grosso stavamo giocando peggio: è stata una scelta tecnica. Ousmane ha parecchio da recriminare: è un ragazzo giovane, di talento altissimo. Mi spiace che la prima davanti ai tifosi l’abbia steccata; a Venezia si sono visti i suoi colpi. Deve maturare, ed è venuto qui per questo. Deve imparare a trovare fiducia dalla parte difensiva: in attacco appena entra spara e pensa che la partita si decida al primo tiro se entra o esce. Non deve essere così: ci lavoreremo”.

Ma quando entra il capitano, Christian Burns, la partita cambia tono. “Non so quante partite abbia in carriera, ma sono infinite. A quarant’anni è probabilmente il più in forma di tutta la banda. Forse ci siamo fatti prendere dalla sua condizione e non l’abbiamo dosato abbastanza. A Venezia mancava per la febbre, oggi era arruolabile: è stato bravo soprattutto negli ultimi due quarti. In quel timeout ha fatto capire alla squadra che ci saranno tanti momenti così, che bisogna reagire. È stato da esempio per tutti”.

Sulla mappa dei tiri, un dato salta agli occhi: 42 triple tentate contro 23 tiri da due, Campigotto lo contestualizza: “Il mio compito è guardare le partite precedenti: sono arrivato da Gigi e ho detto ‘se facciamo canestro da fuori, vinciamo facile’, perché la scelta di Sassari è proprio lasciarti il tiro. Non abbiamo sbagliato perché tiravamo complicati: nei primi due quarti abbiamo sbagliato tiri aperti, eravamo tesi e poi siamo stati poco fisici in difesa. Abbiamo tirato da tre perché ce lo concedevano. Abbiamo una squadra dove tutti sanno tirare, perfino Ike in preseason ha dimostrato di poter segnare da tre. Non vogliamo usarla come unica arma: infatti abbiamo rimontato coi drive-and-kick di Davide che siamo riusciti a finire al ferro. Prima la difesa collassava tanto e scaricavamo sempre fuori: i tiri erano aperti, li abbiamo sbagliati. Se 2 su 5 entrano nel primo quarto, la partita è diversa. Nonostante le difficoltà, bravi: la prima in casa conta”.

La serata è stata anche emotiva, con il ritorno al PalaRadi e una preseason senza mai il roster al completo: “Sono al quarto anno qui e non sono uno che sente particolarmente le partite – spiega Campigotto -. Stamattina mi sono svegliato e mi sono detto: è strano. Ero più nervoso del solito. Non è mettere le mani avanti: abbiamo fatto tutta la preseason senza allenarci mai al completo, nelle settimane precedenti addirittura mancavano due lunghi, i principali. Posso dire che non so ancora il potenziale di questa squadra, e quando non sai, sei più teso perché hai meno certezze. Poi arrivano le sorprese: negli ultimi due quarti abbiamo trovato risorse usando Giò da 4, lo avevamo sperimentato in preseason, l’avevamo visto anche l’anno scorso a Sassari. È stata una bella emozione tornare qui: speriamo di regalare altre gioie”.

…e adesso c’è Bologna: “Sono le partite belle: giocare contro Bologna, Milano o Venezia è il motivo per cui facciamo questo lavoro, confrontarci coi più bravi. Altrimenti si farebbe altro, più in basso. Noi stiamo bene qui, in A1”.
Cristina Coppola

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