Basket

Brotto, l'allenatore del popolo
ha costruito la mentalità vincente

Più forte dello scetticismo e dell’inerzia di una stagione che al giro di boa sembrava quasi segnata. Incurante di chi lo vedeva solo un traghettatore, una soluzione temporanea in attesa della firma di un coach navigato. Gigi Brotto ce l’ha fatta.

La nave è in porto, con una settimana di anticipo rispetto alla tabella di marcia. Non senza soffrire, con qualche inciampo quasi fisiologico, ma se Cremona avrà il privilegio di godersi un’altra stagione nella massima serie, in buona parte lo deve al proprio condottiero, insediatosi quasi in punta di piedi ma che fin dal primo giorno ha provato a svoltare l’annata con le proprie idee

Viene da chiamarlo “l’allenatore del popolo”, uno che ormai il bianco e il blu ce li ha cuciti addosso come una seconda pelle: prima giocatore, con la sua intelligenza cestistica e la sua manina fatata, poi assistente, togliendosi la soddisfazione di infilare un triplete da sogno.

Infine, con le redini vere e proprie in mano, fermo nelle proprie convinzioni ma con l’orecchio sempre teso verso il proprio staff, una componente essenziale della quale non ha mai nascosto l’importanza e che non perde l’occasione di ringraziare, quasi incitandola a prendersi un po’ di quella luce dei riflettori che lui stesso sembra amare fino ad un certo punto.

Se non spacciata, la Vanoli a gennaio sembrava quantomeno in grossa difficoltà, mentalmente ancor prima che tecnicamente. Gigi Brotto, più che stravolgere il solco tracciato dal predecessore Cavina, ha cercato di correggere la rotta, intervenendo prima sulla testa dei giocatori e poi sul parquet.

Corey Davis lo ha definito un “player’s coach”, un allenatore, visti anche i suoi trascorsi, che sa perfettamente quali corde andare a toccare per tirare fuori il meglio dai propri giocatori. Ritraendo un poco il bastone e mostrando un po’ piu’ la carota, dando sì fiducia ma pretendendo in cambio la dimostrazione che quella libertà non era stata concessa a casaccio.

Demis Cavina sarebbe riuscito a salvare la squadra con gli innesti di Christon e Burns? Non lo sapremo mai. Quello che si può fare invece è riconoscere i meriti di un allenatore che non ha avuto paura a sciogliere le briglie alla propria squadra, pur conscio del rischio che stava correndo.

Un coach che, quando ereditò la squadra, di fiches in mano non ne aveva molte e che ha deciso di affidarsi in gran parte al proprio uomo di maggior talento, quel Payton Willis che proprio a dicembre sembrava essersi infilato in un tunnel senza uscita.

Facile, direte voi, ma tra il responsabilizzare un giocatore e il farlo rinascere davvero c’è una certa qual differenza. Nel bel mezzo di tutto ciò, Gigi Brotto è rimasto semplicemente sé stesso: quello che va dritto al punto, senza fronzoli, che un sorriso non lo nega praticamente mai ma che dentro di sé nasconde una determinazione feroce.

Non è ancora tempo di decisioni ed ufficialità, prima c’è la giusta e meritata passerella casalinga contro Tortona, ma la riconferma, coach Brotto, sembra essersela meritata alla grande.

Alberto Guarneri

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