in trasferta a Sassuolo
ulteriormente il nostro livello”
a limitare la Sampdoria”
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Una mattinata di ascolto, ispirazione e confronto quella vissuta oggi dagli studenti del liceo scientifico Aselli, che hanno accolto in aula magna Efrem Morelli, campione paralimpico di nuoto, bronzo a Rio 2016 e argento a Parigi 2024. L’incontro, intenso e partecipato, rientra nel progetto pluriennale PCTO dedicato allo sport e all’inclusione coordinato dalla professoressa Gabriella Cattaneo.
“Questo progetto nasce come un PCTO di una classe terza del liceo delle Scienze Applicate – ha spiegato la professoressa Cattaneo – e continuerà fino in quinta, sviluppando diversi aspetti. Il tema centrale è lo sport, ma soprattutto lo sport collegato alla disabilità e all’inclusione. I ragazzi, in terza, stanno sperimentando il contatto diretto con lo sport paralimpico: hanno incontrato il baskin, l’hanno provato in prima persona, e oggi hanno ascoltato la testimonianza di Efrem Morelli. Quest’anno è una fase di sensibilizzazione e preparazione, perché questi studenti diventeranno tutor di altri ragazzi. Potranno così trasmettere l’esperienza fatta e insegnare ciò che hanno imparato”.
“Negli anni successivi – ha proseguito la professoressa – andremo ad approfondire anche gli aspetti più tecnici e scientifici dello sport paralimpico, analizzando come si affrontano determinate problematiche, sia per l’atleta disabile sia per le professionalità che lo affiancano. Parleremo di preparatori, fisioterapisti, allenatori e anche della parte tecnologica, come le protesi o gli strumenti che permettono all’atleta di essere sempre più competitivo. È un progetto che si intreccia perfettamente con l’indirizzo scientifico dei nostri ragazzi, e che li aiuterà anche nell’orientamento verso il futuro universitario e professionale”.
Protagonista dell’incontro, in un dialogo con la sua mental coach, la professoressa Alessandra Marcotti, è stato Efrem Morelli, che ha raccontato con autenticità il suo percorso, dall’incidente che ha segnato la fine della carriera da pilota di motocross, alla riscoperta della vita attraverso il nuoto.
“Ero un ragazzo con ambizioni, sogni e obiettivi. A vent’anni un incidente mi ha cambiato tutto. Ho dovuto ricominciare da zero, fisicamente e mentalmente. Ho passato due anni a capire cosa potevo ancora fare. La fisioterapia in acqua è stata il primo passo, poi è tornata la voglia di mettermi in gioco, fino a diventare atleta paralimpico”.
A colpire i ragazzi è stata la naturalezza con cui Efrem ha raccontato la difficoltà e la rinascita, la determinazione a non rinunciare alla sua identità sportiva: “Quando ho deciso di riprovare a rimettermi in gioco a livello agonistico, iniziando a fare qualche cosa di più di quella che era
la mia normale fisioterapia in acqua, mi ricordo di avere fatto una piccola ricerca su internet, che non era quello di oggi, e non riuscivo a trovare società sportive che svolgessero attività dedicate allo sport paralimpico. Le uniche tre società nei dintorni trovate dopo una lunga ricerca erano a Varese, Brescia e Bergamo. La prima non mi aveva risposto al telefono, a Bergamo mi avevano detto che la squadra era al completo, Brescia mi ha consentito di andare a provare la settimana successiva. Mi son presentato in vasca a provare con loro. Mi ero già preparato in modo dignitoso diciamo in tutti gli stili e lì ho conosciuto il mio attuale allenatore. Dal 2004 non ho più smesso. Le gare, i viaggi, le qualificazioni… Oggi, a distanza di vent’anni, ho vissuto cinque Paralimpiadi”.
Efrem è stato anche testimone diretto della crescita dello sport paralimpico in Italia. Un dato tra tutti: nel medagliere di Pechino 2008 l’Italia si era classificata 28esima. A Parigi 2024 è arrivata sesta: “Vuol dire investimenti nei tecnici, nelle strutture, nella visibilità. È cambiata la percezione, ma serve ancora lavorare molto”.
Cristina Coppola