Vanoli, 3 gare 0 punti:
la difesa c’è, l'attacco no
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Raccogliere i cocci emotivi dopo un back-to-back casalingo che ha preso la piega che ormai tutti conosciamo è cosa non facile. I numeri, purtroppo per la Vanoli Cremona, sono impietosi: tre partite, zero punti, peggior attacco del campionato. E per fortuna, anche se mal comune rimane tale e non diventa mezzo gaudio, che anche qualcun altro è partito con le marce basse, rendendo il fondo della classifica fluido ed affollato.
Dopo Reggio, anche Pistoia torna dal PalaRadi con il sorriso, al termine di una partita che è una gentilezza definire non bella, vinta da chi è riuscita a combinare un pasticcio in meno rispetto agli avversari. Eppure, così come contro la Unahotels, nonostante la poca serenità e la tanta imprecisione, per portarla a casa, a questa Vanoli sarebbe bastato rimanere nella sfera del ponderabile, dalla quale effettivamente certi errori visti nelle due gare esulano e non di poco.
Se la settimana scorsa ci si mangiava le mani per tiri liberi lanciati alle ortiche e per appoggi a canestro da un centimetro rifiutati, questa volta a gridar vendetta è una palla persa a 6 secondi dalla fine.
Purtroppo la verità è tanto semplice quanto amara: una volta passata la metà campo, per indirizzare la partita bastava che il doppio zero biancoblu si rannicchiasse proteggendo il pallone attendendo l’inevitabile mannaia toscana, invece di regalare l’arancia alla tribuna. Poi certo, bravo Rowan ad inventarsi quel canestro fuori dallo spartito a 6 decimi dalla sirena, ma la tavola al figlio del presidente (22 con 9/13 dal campo e 6 rimbalzi per il presunto raccomandato) ancora una volta l’ha apparecchiata una Vanoli che in primis se la deve prendere con sé stessa.
Quindi che si fa? Si vede tutto nero e ci si abbandona allo sconforto smettendo di lottare? Oltre a non essere nelle corde di questa squadra e di questa società, pare presto per gettare la spugna, soprattutto perché, nonostante in questo momento l’essere ottimisti sia un discreto esercizio di volontà, basi per ripartire ce ne sono.
Sono sempre i numeri a non mentire. Si può dire ciò che si vuole, ma una squadra sfilacciata, che non ci crede e che non segue il proprio coach, difficilmente dopo tre giornate è la miglior difesa del campionato con 74 punti e spiccioli subiti a partita. Un vecchio adagio recita che è la difesa a farti vincere i campionati (calma e gesso, basta la salvezza), mentre l’attacco ti dà solo soddisfazioni effimere: vero, ma indiscutibilmente se ti fermi a 69 punti segnati di media rimanendo sotto il 40% da 2, rischi di fare la figura di una Penelope che manda in malora tutto il gran lavoro difensivo svolto.
Volutamente, in questo articolo non c’è il nome di un giocatore che sia uno, così come non ne ha fatti coach Cavina in sala stampa nel post-partita. Tuttavia, con un pizzico di immaginazione, si può dedurre a chi si riferisca l’allenatore biancoblu quando parla di bei segnali dal gruppo degli italiani, meritatamente in campo nel finale a coronamento di una gara quantomeno volitiva. Non serve uno sforzo deduttivo pazzesco nemmeno per intuire da chi, da contratto, in questo momento sarebbe lecito attendersi responsabilità e leadership anziché “sdeng” e timidezza.
Perché la differenza tra l’attuale e triste zero in classifica ed un 4 strappato con sudore e cinismo sta (quasi) tutta lì, nel togliere ogni tanto le castagne dal fuoco quando serve. A parole sembra semplicissimo, invece non lo è. Soprattutto quando la tua “confidence” latita.
A sentire il coach, non è ancora il momento dei processi e degli sguardi al mercato dei free agent, ma questo è un campionato che non ti aspetta mentre cerchi disperatamente di trovare fiducia.
Quindi, ancora una volta, testa alla prossima. In trasferta, contro Napoli, pure lei ancora ferma al palo. E i jolly nel mazzo non sono infiniti.
Alberto Guarneri