Cremonese

Cremonese, nuove applicazioni
per nuove consapevolezze

Il gol di Vazquez contro il Torino (Foto Usc)

Uno dei motivi di maggior curiosità alla vigilia della prestigiosa sfida “da serie A” contro il Torino era rappresentata dal dubbio circa la conferma o meno del modulo 4-2-3-1 col quale Giovanni Stroppa aveva un po’ a sorpresa schierato la squadra in occasione della prima uscita stagionale (avversaria la Giana Erminio).

Ebbene il tecnico grigiorosso, confermando anche contro i granata questa soluzione, ha evidenziato con i fatti quanto creda nell’opportuno sviluppo anche di questa nuova ipotesi tattica.

Nel corso dei quattro mini tempi da trenta minuti giocati contro i piemontesi ci sono state applicazioni diverse, ma tutte molto interessanti, del modulo proposto.

Nella prima frazione di gioco si è per esempio apprezzato il movimento continuo ed imprevedibile dei tre trequartisti schierati alle spalle della prima punta (il sempre generoso Tsadjout).

Così Vandeputte, partito a sorpresa da destra, tagliava spesso verso il centro, in una posizione liberata da Vazquez, che a sua volta, spesso si abbassava andando a rinforzare una cabina di regìa resa già di grande qualità dalla contemporanea presenza in campo di Castagnetti e Mayer.

Tre playmaker tutti pronti a dare sfogo alla manovra, la ricerca della qualità è presentissima. Dall’altra parte Johnsen è rimasto molto alto, sempre pronto a strappare in velocità partendo dall’amata corsia mancina.

I tre fantasisti si sono poi mostrati molto reattivi nell’andare a cercare il recupero del cuoio in pressing alto quando è capitato (non spesso) di perdere palla, come accaduto in occasione del primo gol, quando un avversario, vistosi braccato da Vazquez e Vandeputte ha lasciato prima il possesso del pallone per il secondo, e poi spazio per il tiro all’argentino.

Risultato? Palla in rete e 1-0 Cremonese. La seconda frazione di gara ha portato, è vero, al gol del pareggio di Zapata, ma anche a valutare il leggero cambio di pelle nella direzione dell’attenzione di una Cremo come detto dinamica nelle sue varie applicazioni.

Gli esterni si sono infatti un po’ abbassati, han tenuto il campo contribuendo alla compattezza dei reparti nell’attenzione da porre (e certo ancora da migliorare come sottolineato anche dal mister a fine gara), verso la distanza tra i reparti.

Si è giocato anche con qualche ripartenza, ma un male non è. È una carta in più da giocare, altroché. Nel terzo tempo la girandola di cambi ha portato tanti nuovi giocatori in campo, tra i quali un sontuoso Antov, bravissimo nel comandare la difesa, ma abile nel farsi notare anche in avanti. È infatti sua l’incornata vincente (su cross di Quagliata) che deciderà la partita.

In mediana si vede ora una ulteriore soluzione diversa. Calpestare la zona nevralgica diventa affare di Collocolo e Pickel, che registi non sono, ma che hanno energia, grinta e volontà da vendere. Ecco allora che il pressing si fa più alto, intenso, e coraggioso in avanti. In campo ci sono anche Zanimacchia, Falletti e Buonaiuto, e allora si porta un po’ di più la palla, con l’intesa nella dinamica sempre di estrema imprevedibilità “palla profonda tagliata del numero dieci ed improvviso attacco della profondità dell’esterno destro sul lato opposto” che si conferma sempre efficace.

Nel quarto e ultimo tempo si prova anche la carta del falso nueve, interpretato da Falletti, con quindi esigenze di appoggio maggiori nel fraseggio stretto, con ritmi abbassati anche per poter difendere un risultato che è vero, è conquistato nel calcio di luglio, ma ottenuto contro una squadra di serie A regala sempre soddisfazioni e consapevolezze importanti.

Avanti così, con tanti progressi da ricercare, come anche Stroppa ha ribadito, ma anche con nuove applicazioni, sulle quali si è lavorato, e si vede, che possono rendere il gioco sempre migliore.

Roberto Moscarella

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