Olimpiadi, per Oreste Perri
l'undicesima volta ai Giochi
Il CT della nazionale italiana di canoa velocità, Oreste Perri, si prepara per la sua undicesima avventura olimpica, alternando il ruolo di atleta, allenatore e dirigente, ormai un veterano dei Cinque Cerchi a cui si avvicina sempre con grande emozione. Lo incontriamo in canottieri Bissolati in un momento di relax:
“L’emozione è sempre grande, perché un’Olimpiade rappresenta il momento più emozionante sia per un atleta che per un allenatore o dirigente. Nonostante abbia partecipato a molte edizioni, l’emozione rimane forte ed è quella che aiuta a mantenere la motivazione alta. Partecipiamo con cauto ottimismo. Abbiamo qualificato i ragazzi della canoa canadese, atleti che hanno conquistato medaglie in tutte le gare di Coppa del Mondo e Mondiali. Però, le Olimpiadi sono una competizione da affrontare con prudenza, non partire troppo sicuri o battuti, ma consapevoli delle sfide che ci attendono”.
Quali sono le nazioni più forti con cui dovrete competere in questa edizione?
“Le nazioni più forti sono senz’altro Ungheria, Germania, Polonia, oltre ai paesi della Russia e Bielorussia, che parteciperanno come atleti neutrali. Questo ricorda un po’ quanto accaduto alle Olimpiadi di Mosca del 1980, quando l’Italia partecipò come Coni. Mi auguro che finiscano queste guerre”.
Come vede il bacino di Parigi per la canoa?
“Il bacino di Parigi è noto per essere ventoso. Oltre alle gare di canoa, ci saranno anche quelle di canottaggio, guidate dall’amico Gigi Arrigoni e con Giacomo Gentili. È un bacino che ho visitato l’anno scorso, trovandolo tranquillo in quei giorni. Dobbiamo sapere interpretare la miglior gara nelle condizioni che troveremo ed essere più bravi degli altri ad adattarci a situazioni meteo imprevedibili, essendo il nostro uno sport all’aperto.”
Quali sono i punti di forza della tua squadra e dove pensi ci sia margine di miglioramento?
“La squadra che parteciperà a questi Giochi olimpici è molto forte, specialmente Tacchini e Casadei. I nostri punti deboli riguardano il kayak, dove non siamo riusciti a qualificare le imbarcazioni per queste Olimpiadi.”
A che punto è la canoa italiana dopo anni di lavoro?
“Dal 2018, quando sono stato richiamato, abbiamo fatto dei passi avanti, forse più piccoli di quanto ci saremmo aspettati. Non abbiamo però saputo adattarci alle nuove regole imposte dalla Federazione Internazionale, come la sostituzione delle gare sui 200 metri con quelle sui 1000 metri. Preparare un’Olimpiade richiede anni di lavoro, e cambiamenti improvvisi possono spiazzarci. Alla resa dei conti, un’Olimpiade non si prepara in un anno e neanche in un quadriennio solo, ma ci vogliono almeno 8 anni e se tu prepari una gara di 200 metri e poi te la tolgono, alla fine rimani spiazzato. I numeri che abbiamo non sono grossi, dobbiamo cercare di specializzare i nostri ragazzi e cercare di adattarci in fretta alle situazioni nuove che ci vengono di volta in volta presentate”.