Canottaggio, per Gigi Arrigoni
la quarta avventura olimpica
Leggi anche:
Sarà la quarta avventura olimpica per Gigi Arrigoni, storico allenatore di canottaggio della Canottieri Bissolati e della Nazionale Azzurra. Negli ultimi anni nello staff del settore femminile, era a Tokyo accanto a Valentina Rodini e Federica Cesarini esultando con loro per la straordinaria vittoria, che ricorda sempre volentieri: “Quasi tutti i momenti sono emozionanti. Sicuramente quello con Valentina è stato molto, molto emozionante rispetto agli altri perché è stata una sorpresa assoluta. Era un equipaggio che sapevamo andare forte, ma vedertelo lì, a 50 metri dall’arrivo, con quattro equipaggi in meno di un metro di distanza è incredibile. Vederlo arrivare primo è stato il massimo dell’emozione. Ora c’è entusiasmo per queste Olimpiadi, perché è un programma che va avanti da 5-6 anni con queste ragazze che sono cresciute. È un gruppo su cui ho molta fiducia, quindi vedremo”.
Che aspettative ci sono per l’8 femminile dell’Italia?
“È una novità assoluta. È il primo otto femminile che partecipa a un’Olimpiade, quindi questo fa onore a chi ha creduto e iniziato questo programma nel settore femminile sei anni fa. Già in precedenza avevamo un doppio, un quattro di coppia e un due senza alle Olimpiadi, e c’era già un bel gruppo di ragazze che partecipavano. Questo dimostra che il lavoro, bene o male, premia”.
A Parigi ci sarà anche il cremonese Giacomo Gentili
“Giacomo è eccezionale. Sta diventando, anzi ormai è uno dei capovoga a livello mondiale, uno dei migliori in assoluto. E poi è uno che ama il suo quattro di coppia. Quella è la sua vita, è la sua barca”.
Cosa direbbe ai cremonesi in vista delle gare a Parigi?
“Fate il tifo per noi. Se c’è bisogno, spingeteci. Sono orgoglioso di Cremona perché il canottaggio è molto sentito, ma non solo come sport. Anche tutte le società sportive di Cremona e Casalmaggiore hanno atleti di altissimo livello mondiale. Anche se molti ignorano il lavoro che c’è dietro, come lavorano gli atleti che si vedono sul fiume, giorno e notte, con qualsiasi condizione atmosferica. Si allenano magari alle sei del mattino perché fa caldo, o prima di andare a scuola durante l’anno scolastico. Se vuoi arrivare a certi livelli, devi dare più di quanto pensi. È una realtà. E ai giovani dico sempre: fai quello che riesci a fare, mettitelo in tasca, prima o poi ti servirà”.
È più difficile mettere a punto la barca o ascoltare le esigenze degli atleti?
“Ascoltare le esigenze degli atleti è fondamentale. Poi, ovviamente, la barca deve essere perfetta. C’è tanto lavoro dietro un’imbarcazione, non è una Formula Uno, ma ci sono tantissimi dettagli da considerare. Nel canottaggio ci sono variazioni continue: la leva interna, la leva esterna, la temperatura dell’acqua, il vento e ogni dettaglio conta. Devi anche considerare le esigenze individuali degli atleti: magari uno ha mal di schiena e devi abbassare gli scalmi, un altro vuole la pala inclinata in un certo modo. Tutte queste cose si imparano con l’esperienza e ascoltando gli atleti, perché alla fine, sulla barca, sono loro a remare. Quando danno il via, non c’è l’allenatore, c’è solo l’atleta”.
Cristina Coppola