A luci grigiorosse: amarsi ancora
nella città degli innamorati
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Notte a luci grigiorosse allo Zini. La Cremonese che stravince il ritorno col Catanzaro sfinendolo 4-1 si proietta sulla finale playoff di giovedì, sempre in via Persico, atto primo di un doppio confronto col Venezia che si chiuderà in laguna tra una settimana.
Davanti a circa 13mila spettatori, Giovanni Stroppa dirige un’orchestra che da subito alza i decibel lasciando interdetto un Catanzaro arrivato allo Zini con più di tremila tifosi al seguito ma uscito presto dalla partita, incapace di arginare la miglior Cremonese del 2024.
Primo violino, Franco Vazquez. La danza al limite dell’area nemica con sinistro all’incrocio sotto il settore giallorosso è da ovazione, per il gol più atteso da Cremona: Coppa Italia a parte, il Mudo aveva timbrato a Cittadella, Venezia e Parma, sempre lontano da casa.
Come a Catanzaro, le scelte nell’undici iniziale di Stroppa vengono premiate dal campo: libertà di svariare per l’italoargentino, mezzala di qualità e calibro come ruolo su misura per Cristian Buonaiuto, firmatario del raddoppio che significa ritorno al gol dopo oltre un anno. Una liberazione, dopo assist immaginifico di Castagnetti.
La Cremo è incontenibile e la titolarità di Massimo Coda viene monetizzata grazie ad un’azione totale di Valentin Antov, emblema di una squadra famelica: recupero palla alto, dialogo col Mudo, assist per il bomber che col 18esimo centro in stagione entra nella top ten dei marcatori grigiorossi all-time.
E il Catanzaro che tanto aveva fatto ammattire nel secondo tempo dell’andata? Ammutolito. Ravanelli, Bianchetti e Antov seguono Iemmello, Biasci e Vandeputte ovunque, a volte girando le marcature, spesso francobollandoli. Solo il belga, con deviazione, trova il varco per sporcare la traversa di Saro. Il resto è mancia.
Brignola, uomo dei playoff, chiude anzitempo quel che resta di contesa con l’espulsione che permette alla Cremo di fare poker con Sernicola in superiorità numerica (che sgasata di Collocolo!). Piccolo allarme giallorosso: le due amnesie sui calci d’angolo che portano al gol calabrese della bandiera di Antonini e a quello annullato a Donnarumma. Pochino per sporcare una fedina degna della finale playoff col Venezia.
Finisce con la squadra sotto la Sud, con l’abbraccio del pubblico. Per una curva che intona “Amarsi ancora”, giocarsi la Serie A nella città degli innamorati sembra molto più di un segno del destino.
Simone Arrighi