Pergolettese

Fogliazza, carattere a volte
difficile ma senza rancore

Il carattere era molto particolare: Cesare Fogliazza poteva piacere da subito, farsi voler bene nel tempo, oppure restare un po’ sulle sue, burbero e schietto. Ma non poteva esserti indifferente. E soprattutto non serbava rancore, anche con noi giornalisti: alle volte magari inventava una sorta di silenzio stampa arrabbiato per una settimana, poi tutto passava. Cesare Fogliazza era fatto così: è scomparso a 70 anni, al termine di una malattia contro la quale ha lottato ma per la quale – dicono i più vicini a lui e ricorda anche il sindaco di Crema Fabio Bergamaschi – non era più lui.

E allora, che potesse risultare piacere o meno a livello caratteriale (spesso divisivo come tutti i caratteri forti) poco importa. Quel che è indubbio e che gli è sempre stato unanimemente riconosciuto è che Cesare Fogliazza è stato un grande del nostro calcio. Per la capacità di costruire un modello di calcio sostenibile e al contempo ambizioso, portato a sognare grandi palcoscenici, come quelli del suo Milan, ma senza mai fare il passo troppo lungo.

Il suo miracolo si lega al paese dove ha vissuto la maggior parte della sua vita, Pizzighettone, società portata dall’anonimato del dilettantistico fino alla C1 dal 2003 al 2007, lanciando allenatori come il compianto Marino Bracchi e Roberto Venturato e mostrando sempre un certo fiuto per gli affari, specie per i calciatori giovani e in rampa di lancio. Certo, aiutava – e non poco – l’amicizia fraterna con Ariedo Braida e con l’entourage del Milan: una corsia preferenziale che aveva portato tanti campioncini in erba a calciare il campo del “Comunale” piceleo. Uno su tutti? Davide Astori, poi arrivato in Nazionale prima di spegnersi troppo presto.

La scelta di portare nel 2012 il titolo del Pizzighettone a Crema aveva da un lato tolto la possibilità di festeggiare il centenario del Pice, che sarebbe caduto nel 1919, ma dall’altro aveva salvato dal fallimento, o meglio fatto ripartire, la storia gialloblu direttamente dalla serie D. Da Pergocrema a Pergolettese, risalendo direttamente alle origini. In mezzo una parentesi da dirigente alla Cremonese, con la società grigiorossa che non a caso lo ha ricordato, al pari del Crema 1908, col presidente Zucchi che si dice affranta e parla di Fogliazza come di una pietra miliare del nostro calcio.

Commerciava nel settore del ferro, Cesare Fogliazza, ma pochi lo sapevano: per tutti era sempre stato dirigente di calcio. Con la moglie Anna Micheli, segretaria per una vita al Pizzighettone, aveva costruito un sodalizio inscindibile. Erroneamente chiamato presidente, ma quella era una carica che aveva sempre rifiutato, più correttamente direttore, negli ultimi anni patron, perché la Pergolettese era in effetti una sua creatura. Portato in C, dove l’anno prossimo giocherà per il sesto anno di fila: un altro piccolo miracolo, anche questo. L’ultimo addio sarà domenica alle ore 16 alla Beata Vergine di Roggione di Pizzighettone. Dalle 16 di venerdì, invece, la possibilità della visita alla sala del commiato “San Paolo” di Crema.

Giovanni Gardani

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