Cremonese, da diva a recidiva
Ora rischi di buttarti via
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Tre sconfitte in quattro partite, gli ultimi due ko in casa contro squadre invischiate nella lotta per non retrocedere: è una Cremonese che si sta facendo male con le proprie mani, quella che ha polverizzato l’ennesima opportunità per restare agganciata alla lotta per il secondo posto non imparando dagli errori commessi nel recente passato. Sviste che stanno costando ben più di un semplice risultato negativo.
La cartina tornasole del momento grigiorosso è la distanza dal Como. I lariani, dopo il ko di Cremona, erano finiti a -4 dalla Cremo. Ora, con sei vittorie nelle ultime sette, il duo Roberts-Fabregas è a +5 da Stroppa e può contare su un calendario che definire agevole è quasi eufemistico.
La mission secondo posto è diventata impossible complice una condotta peccaminosa dopo un inizio 2024 rafforzato da dieci risultati utili consecutivi. La solidità si è sgretolata da Bolzano in poi, con le picconate delle piccole. Sette reti subite tra Sudtirol, Feralpisalò, Bari e Ternana a fronte di un attacco che continua a faticare ad esplodere sono l’emblema del momentaccio grigiorosso.
Stroppa aveva trovato risposte dalla mini rivoluzione del San Nicola, riparte con ampie conferme nel primo tempo con le Fere, ma dopo una frazione dominata si ravvede a metà gara con cambi che lui stesso, a fine match, ammetterà essere stati precipitosi: “Col senno di poi, avrei dovuto aspettare”. Anche perché la Cremo d’avvio con la Ternana, per nove undicesimi la stessa di Bari, funzionava eccome. Dominante nel gioco, stabile nella zona calda nemica, in vantaggio presto col gran lavoro di Johnsen per il primo centro di Tsadjout – preferito ancora a Coda, alla seconda panchina consecutiva -, pericolosa con frequenza ma col solito vizio della mancanza di concretezza davanti.
Tutte premesse per un déjà vu, avendo la difesa perso impermeabilità: al secondo affondo in ripartenza è pari e patta con leggerezza di Johnsen prima e cerniera Ravanelli-Antov aperta su Favilli poi. Sempre offensiva e improduttiva, la Cremo ha dato però l’impressione di aver solo bisogno di più cattiveria davanti per rimettere in chiaro le gerarchie.
Ma all’uscita dall’intervallo le sostituzioni cambiano volto al match. Stroppa toglie Johnsen e Falletti, che nonostante gli errori erano tra i più attivi nell’arrembaggio. Dentro, Vazquez e Pickel. Avvicendamento a destra tra Ghiglione e Zanimacchia. Morale: modificare la trequarti ha tolto marce al motore grigiorosso, rimasto ingolfato al limite dell’area nemica. Le individualità hanno latitato, gli inserimenti nel finale di Coda e Buonaiuto non hanno alzato il livello e come spesso accaduto nell’ultimo mese la Cremo che non punge concede il fianco all’avversario. Il gol subito sotto la Sud al 96′ è l’ennesima lezione ad una squadra incapace di chiudere le partite (nel 2024 le gioie sono arrivate solo di corto muso) e dopo l’emorragia di punti con le piccole è ora chiamata a dare segnali a se stessa nei duelli con le big.
Catanzaro e Venezia fuori casa possono ridare slancio a patto che si faccia risultato. Il paradosso è che nel momento più adrenalinico della stagione, ai grigiorossi serve una scossa. La matematica qualificazione ai playoff non basta per riscaldare uno spogliatoio raggelato dal -5 dalla promozione diretta. Da diva a recidiva, questa Cremo si sta buttando via.
Simone Arrighi