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Vbc, quell'offerta sul tavolo che
non fa i conti con la storia rosa

La Vbc festeggia lo scudetto (foto Sessa)

La Vbc si è chiusa in un comprensibile silenzio. C’è un’offerta, arrivata da Cuneo, che forse non è così elevata come i primi rumors lascerebbero intendere ma che il club sta considerando alla luce dell’assenza di un main sponsor per la prossima stagione.

Il termine del contratto con Trasporti Pesanti è fissato al 30 giugno, poi stop. All’orizzonte, per ora, nessun candidato, nessuna mano alzata, nessun presente all’appello. La scalata legata al title sponsor Pomì portò alle vette del volley europeo e mondiale. Poi intervenne éPiù. Tre anni fa, Trasporti Pesanti. Realtà legatissime alla territorialità, che hanno dato ancor più lustro ai risultati rosa. Le ultime ricerche del sodalizio di Casalmaggiore, con innumerevoli tentativi in orbita casalasco, cremonese e non solo, non hanno prodotto l’interesse sperato nonostante un finale di stagione in crescendo sulla spinta dell’entusiasmo creato da coach Pintus e la rinascita delle sue rose fino al sogno proibito di una qualificazione ai playoff sfumata all’ultima giornata.

C’è stato anche il rischio di finire impantanati nella lotta per non retrocedere, vero, con un girone d’andata da dimenticare. E non era la prima volta che Casalmaggiore rischiava grosso in A1: basti pensare a due stagioni fa, con la salvezza matematica arrivata dopo un paio di set dell’ultima giornata di regular season, al PalaRadi. Già, il PalaRadi, con i suoi oltre 4mila cuori in occasione della serie di finale scudetto 2015. Forse erano anche di più, perché il traguardo di uno scudetto per Cremona era e resta una rarità che la Vbc è riuscita a incastonare in una collana di successi inattesi dagli appassionati di volley cremonesi via via affollati a Ca de’ Somenzi dopo il crollo del PalaFarina.

La Supercoppa Italiana alzata proprio al soffitto del PalaRadi, la Champions League vissuta da protagonista nella fase a gironi e poi proiettata a Montichiari con esodo trionfante. Kazan: 3-0 e a casa. Vakif: 3-0 e delirio. Brividi, solo a ripensare a certi traguardi diventati storia per lo sport casalasco, cremonese, lombardo, italiano. Un comune di 15mila abitanti, Casalmaggiore, parcheggiato nel capoluogo di 70mila, Cremona, che finisce addirittura col giocarsi nelle Filippine, altra parte del mondo, un titolo planetario mancato per due rice spigolate in fondo ad una spedizione ad un tie break dalla leggenda. La Vbc è stata questo.

È stata anche una semifinale di Coppa Cev giocata senza palleggio. È stata annate di ridimensionamento causa Covid, di risorse sommate all’ultimo, di squadre allestite con giocatrici emergenti lanciate poi nel gotha del volley europeo o recuperate con pazienza da gravissimi infortuni. Intuizioni di mercato, talvolta delusioni di campo. In una continua sfida a mantenere il bandierone rosa nel massimo campionato italiano che è poi il più difficile e competitivo al mondo. Una sorta di Nba del volley femminile, una Premier League della pallavolo donne.

La narrazione di quel che rappresenta la Vbc potrebbe proseguire con tante storie personali di impegno e dedizione, di passione e volontariato, di presenza e sostegno. Le riflessioni in corso in Baslenga, con quell’offerta sul tavolo e i conti da far tornare, saranno divise tra cuore e raziocinio, tra album e calcolatrice, tra trofei e faldoni. Se alla favola di Casalmaggiore campione d’Italia e d’Europa verrà messa la parola fine, a perdere, di sicuro, non sarà soltanto la Vbc.

Simone Arrighi

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