Tandem, nuova avventura
iridata per Bissolati e Colombo
Elena Bissolati, classe 1997 di San Giovanni in Croce, è salita sul secondo gradino del podio ai mondiali di paraciclismo di Glasgow nel 2023. La casalasca è guida nel tandem della giovane ipovedente Chiara Colombo con cui si prepara ad affrontare la nuova sfida mondiale a fine marzo a Rio de Janeiro.
Chiara, 20 anni, una grande passione per la bici fin da bambina, ha dovuto smettere intorno ai 9 anni quando le hanno diagnosticato una maculopatia degenerativa, la svolta è stata la proposta di entrare a far parte della nazionale e l’incontro con Elena Bissolati un anno fa. Non è stato facile iniziare la nuova avventura, ma i risultati sono arrivati con l’argento che l’Italia ha portato grazie alla specialità del tandem misto, con Colombo-Bissolati accoppiate a Stefano Meroni-Francesco Ceci, sconfitti in finale dai britannici.
Elena, ora c’è da difendere un argento mondiale e magari puntare ancora più in alto…
“Vediamo cosa accadrà, noi speriamo di far meglio dell’anno scorso. Alla fine, però, 12 mesi non sono molti, anzi. Già il fatto di aver ottenuto un risultato così grande fa ben sperare. Ma c’è ancora tantissimo lavoro da fare, un insieme di cose, da migliorare sia dal punto di vista tecnico sia dell’esercizio atletico”.
Per te prima del tandem tanti titoli italiani…
“Se penso ai miei titoli italiani, non ho nessun tipo di rammarico, anche perché nonostante faccia parte della nazionale paralimpica, riesco a coniugare anche l’attività in bici singola. Ad ogni modo penso, nel mio piccolo, di aver raggiunto il massimo e quando mi è stata proposta l’opportunità di fare la guida a un’atleta ipovedente che senza non avrebbe potuto inseguire il suo sogno, non ci ho pensato due volte”.
È stata una scelta coraggiosa, dovevi imparare un nuovo modo di andare in bici…
“Non è stato semplice, molto più complesso di quello che pensassi, ma le soddisfazioni ripagano”.
Che tipo di responsabilità senti quando sei in gara con Chiara?
“Tanta responsabilità, doppia responsabilità, perché alla fine ci si pone sempre il problema: io sono davanti, decido. La scelta sta a me ma se lo faccio male, la scelta sbagliata ricade anche su Chiara”.
In che cosa desideri migliorare?
“Ritendo di dover imparare a gestire l’impulsività, a volte non riesco a farmi intendere. La mia difficoltà sta proprio nel dire la cose: tante volte non riesco a esprimere ciò che vorrei dire e trasmettere e parte una discussione. Ma ormai Chiara mi conosce e sa anche come smussare i miei angoli”.
Tra voi si è creata un’amicizia?
“Penso di essere un esempio anche fuori dal mondo del ciclismo per Chiara e ciò mi rende orgogliosa. Sono molto fiera del percorso che sto facendo. Abbiamo cominciato a conoscerci anche sotto il profilo personale perché in uno sport come il nostro devi imparare soprattutto a fidarti dell’altra”.
Cosa vi dite durante gli allenamenti?
“Durante gli allenamenti abbiamo anche i nostri momenti di divertimento. Io sono i suoi occhi e provo a descriverle tutto. All’inizio le parlavo tanto per cercare di capire le sue sensazioni unendole il più possibile alle mie. Adesso si può dire che siamo arrivate a un buon punto. Quando poi giunge il momento della massima concentrazione ogni parola sparisce”.
E in gara?
“Prima di salire sul tandem c’è un po’ la necessità di stare sole, poi si torna un tutt’uno. Al via, in virtù del mio ruolo, sento molta tensione: so di non essere sola e non voglio sbagliare. È un momento bello, ma particolare allo stesso tempo. Il via è liberatorio: da lì diamo tutto e basta”.
Qual è il vostro sogno?
“Beh, nel mio cassetto, nella mia piccola carriera da Élite e anche ora ci sono sempre state le Olimpiadi, quindi spero un domani di di poter regalare questo sogno anche a Chiara”.
Silvano Perusini è il Ct della Nazionale Paralimpica su pista e allena il tandem Bissolati-Colombo: “Si conoscono da poco – spiega – e devono ancora migliorare dal punto di vista tecnico e della coordinazione, perché il tandem è una specialità molto particolare. Tra di loro va creata una simbiosi che parte dall’amicizia per arrivare agli aspetti tecnici. È una specialità molto difficile da interpretare e le due ragazze sono diverse per caratteristiche muscolari e di condi. Serve un lavoro specifico, ma si trovano bene e hanno un bel carattere: questo è molto importante”.
La loro è una specialità sprint: “Elena è una velocista – prosegue il Ct – ed è molto portata per le sue caratteristiche fisiche. L’anno scorso a Glasgow sono andate bene vincendo una medaglia d’argento dopo pochi mesi che lavoravano insieme. Hanno ampi margini di miglioramento, perché sono giovani e rappresentano un investimento per la Federazione ciclistica”.
Cristina Coppola*
*da Lo sport cremonese del 10 febbraio