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Cheers Black Devils: impegno
disciplina e spirito di gruppo

Uno sport nato negli Stati Uniti e arrivato a Cremona, o meglio nel piccolo comune di Formigara, quasi per caso alcuni anni fa. “Eravamo un gruppo di majorettes, ma le manifestazioni a cui eravamo soliti partecipare andavano scomparendo” , a raccontarlo è Silvia Maffini, presidente e coach di Black Devils Cheerleading, che così facendo ha accolto la richiesta di alcuni dei suoi ragazzi di aprire anche una sezione acrobatica.

“Il cheerleading è uno sport agonistico, una disciplina sportiva molto impegnativa, quindi, rispetto all’altra attività c’è una preparazione completamente diversa – prosegue nel racconto Silvia su Lo sport cremonese -. Facciamo gare nazionali e internazionali e al nostro interno ci sono anche atleti maschi. La nostra disciplina contempla anche una parte acrobatica e quindi serve una base di ginnastica artistica, dalle capriole ai salti tesi o ai salti avvitati. È tutto molto complesso”.

Atlete e atleti si allenano nella palestra delle scuole di San Bassano tre volte a settimana: “In tutto – prosegue la presidente che è anche allenatrice della squadra – abbiamo circa 50 ragazzi, tra maschi e femmine, dai tre anni ai 35 circa, divisi appunto per fasce di età”.

Due campionati italiani vinti hanno portato i Black Devils sulla scena europea: “Ci siamo trovati in un’altra realtà, in Germania, con un altro regolamento e quindi abbiamo dovuto rivedere le coreografie, ma è andata benissimo e ci siamo classificati quarti, oltre ad aver vinto la prova individuale con una delle nostre ragazze”.

Risultati che avevano aperto al team le porte per il Mondiale: “Si è disputato dal 23 al 26 novembre in Giappone; il nostro presidente federale ha molto insistito affinché andassimo a rappresentare l’Italia, ma la spesa era molto alta e non ce la potevamo permettere”.

L’esperienza internazionale è proseguita a Norimberga per la Nfinity League of Champions Germany di cheerleading con il primo posto nella gara peewee, il secondo nella team senior e il terzo posto nella gara individuale: “Un ottimo risultato complessivo, con i senior secondi su 6 squadre partecipanti e a soli 3 punti di distanza dai vincitori; adesso ci stiamo preparando per il nazionale e per un’altra gara internazionale in un circuito collegato agli Usa”.

In Italia ci sono squadre molto forti che competono a livello internazionale da anni. “Abbiamo una squadra italiana che l’anno scorso ha vinto questo campionato e ora andrà al Mondiale dove competerà con le più forti di Germania, Cina e America”.

Se in alcuni aspetti la disciplina può ricordare la ginnastica artistica, sono invece tantissime le differenze: “Già nell’abbigliamento – prosegue Maffini – noi non abbiamo body: abbiamo invece i fiocchi in testa che ci rendono riconoscibili e il colore cambia a seconda di come dobbiamo essere vestiti. A differenza dell’artistica poi, oltre a non avere gli attrezzi, ciò che più ci differenzia è il fatto che è principalmente uno sport di squadra, anche se esiste la gara individuale”.

Si prova insieme, si lavora insieme per creare acrobazie sia a terra che con evoluzioni aeree statiche o dinamiche (da parte delle flyers), le figure comprendono piramidi e stunt (sollevamenti e lanci) di gruppo e i movimenti vengono collegati e armonizzati in una coreografia che diventa la parte essenziale dell’esercizio: “Il nostro è uno sport di gruppo basato sulla fiducia – spiega Silvia – perché ovviamente chi è in alto deve aver fiducia nelle sue basi e tutti devono imparare ad andare oltre certi meccanismi individuali. Gli uomini son pochi, da noi e in generale, quindi ancora più apprezzati. Per entrare in squadra non è necessario essere dei talenti naturali, l’acrobatica, in fondo, la insegniamo noi; conta invece aver voglia di mettersi in gioco, di lavorare insieme. Ovviamente chi proviene dalla ginnastica artistica è avvantaggiato e impara più facilmente perché ha le basi, ma per gli altri non è un problema. Ci sono ragazzi che mi aiutano e che sono diventati allenatori, così da porterci autogestire, ma quando abbiamo bisogno di imparare nuove skill, nuove tecniche, chiamiamo allenatori esterni”.

Cristina Coppola*

 

*da Lo sport cremonese del 27 gennaio

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