Calcio

Al Bar Sport l’esperienza
di Astutillo Malgioglio

È tornato ieri sera, Bar Sport, dopo il primo appuntamento con ospiti Beppe Bergomi e Fabio Caressa, ed è tornato in una serata fredda, riscaldata dalle parole di un personaggio sportivo sui generis, un ex calciatore che ha ricevuto dal Quirinale l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, “per il suo costante e coraggioso impegno a favore dell’assistenza e dell’integrazione dei bambini affetti da distrofia”.

Si tratta di Astutillo Malgioglio, portiere dal nome insolito che gli appassionati di calcio con i capelli bianchi ricordano tra gli anni settanta e ottanta, nelle sue esperienze tra serie A e serie B (ha giocato 264 partite tra i professionisti ndr) tra le file di Brescia, Pistoiese, Roma, Lazio e Inter, club con cui ha partecipato ai successi sotto la guida di Giovanni Trapattoni.
Il titolo dato alla serata “Campioni nello sport e nell’impegno sociale? Si. Può. Fare!!!” è significativo, ed è già la sintesi della vita di Astutillo Malgioglio da Piacenza: il suo impegno sociale, il suo sporcarsi le mani non solo in senso figurato, ma nella realtà, che gli è valso nel novembre di due anni fa, l’alto riconoscimento della Presidenza della Repubblica, a dispetto di un mondo del calcio che poco ha riconosciuto all’uomo e allo sportivo.

Moderatore d’eccezione il consigliere delegato per lo sport, Walter Della Frera, che in apertura ha ceduto la parola per un breve saluto al sindaco Fabio Bergamaschi, impegnato in contemporanea in consiglio comunale. Della Frera ha ribadito cosa vuol essere Bar Sport, evento organizzato dagli assessorati cultura e sport del comune di Crema e da Asd Over Limits, con il supporto della Commissione Sport del comune: l’occasione per veicolare i valori educativi e positivi dello sport, e il punto di partenza per portare a Crema un vero e proprio Festival dello Sport, al fine di promuovere sempre più la cultura sportiva.

Malgioglio ha ripercorso le tappe della sua carriera da calciatore, parallelamente al suo impegno sociale, con l’apertura nella sua Piacenza di un centro per la riabilitazione motoria dei bambini, la palestra “Era77”, dalle iniziali del nome della figlia, della moglie e del suo, che offriva terapie gratuite ai bambini disabili e che negli anni è diventato il primo centro in Italia a proporre ginnastica passiva ai malati di distrofia muscolare.

“Gli ultimi sono gli angeli che mi vogliono vicino. Sono loro che ci danno un contributo vitale, ci fanno aprire gli occhi, in un mondo pieno di guerre, ma anche nelle nostre vite piene di contrasti tra le persone. Non serve mettere i simboli – commenta Malgioglio, a proposito delle ultime manifestazioni di sensibilizzazione sui femminicidi – la realtà è che dobbiamo cambiare noi nel cuore, non solo nei simboli. E parlare di sport, come valore educativo è giusto, anche perché contribuisce a farci capire la differenza che c’è tra il bene e il male”. Centrale nella discussione l’aspetto educativo nel calcio e nello sport: “Mancano gli educatori nel calcio” dice Della Frera e conferma Malgioglio, che da quel mondo che ha amato tanto, ha cominciato a ricevere quegli insulti che nascono da certa sottocultura che alberga tra le parti più “calde” del tifo. E così, sia a Brescia, dove pure continua a essere ricordato come miglior portiere delle rondinelle, sia soprattutto a Roma, dove ha vissuto momenti di dura contestazione, anche per il suo impegno nel sociale. Poi la svolta, la figura straordinaria di Giovanni Trapattoni “grande persona, determinante nel mio cammino”, gli anni all’Inter.

In rete si leggono alcuni aneddoti che Malgioglio però smentisce: “Liedholm mi consentiva di utilizzare per i miei disabili le palestre di Trigoria? Ma l’ho usata due volte. Klinsmann? Sì, è venuto tante volte a trovarci, ma la storia di quell’assegno che ci avrebbe dato, non è vera”.

Per Malgioglio, “il calcio è stato una bellissima parentesi, ma ci sono tanti altri aspetti da considerare nella vita, e nel calcio continuano ad esserci dirigenti che non trasmettono niente. Ora sento parlare di mental coach, ma a livello giovanile manca la figura dell’allenatore-educatore, e se manca l’educatore – si chiede – cosa facciamo?”

In chiusura, Della Frera sintetizza la serata con l’espressione “La vita non è solo correre dietro un pallone”, e Malgioglio, ex calciatore e quasi medico, risponde: “Quello che ho fatto, non è merito mio, è condividere con gli altri. Non è falsa modestia, ma capire quanto possiamo essere utili agli altri, alle persone che hanno bisogno. Non buttiamolo via, fermiamoci e facciamo – conclude l’ex portiere nerazzurro – aiutiamo e non trascuriamo, perché i simboli non servono a niente, serve il fare, e il non fare i furbi”.

Ilario Grazioso

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