Favalli dice basta: "Non ci
credo più, mi piange il cuore"
Alessandro Favalli dice basta. Il terzino cremonese, cresciuto nelle giovanili grigiorosse, ha annunciato il suo ritiro dal professionismo dopo 13 anni con un post sul proprio profilo Instagram. Anzi, di “Professionismo, con la P maiuscola perché sono certo di aver dimostrato questo in tutti questi anni”, come ha scritto il classe 1992.
Favalli poi ha aggiunto: “Impegno, Sacrificio, Umiltà e Serietà sono sempre stati, e continueranno ad esserlo, i miei valori principali. Valori che mi sono stati trasmessi e che ho percepito fin da piccolo dalla mia splendida famiglia”. Valori “che purtroppo in questo mondo (calcio), stanno sempre di più diminuendo e contando sempre meno”.
Dopo il debutto con la Cremonese, il difensore di Solarolo Rainiero, ha vestito le maglie di Cesena e ND Gorica (Slovenia) prima di un’ultima stagione in grigiorosso nel 2014/15. Quindi Padova, Ternana, Catanzaro, Reggiana, Perugia e Siena, ultimo club un cui ha militato nella passata stagione raccogliendo presenze.
Dopo l’esclusione dei bianconeri dalla Serie C, Favalli non ha firmato più alcun contratto, fino alla decisione del ritiro annunciata oggi, giovedì 9 novembre.
Un addio amaro, come traspare dalle sue parole: “Non mi piace per niente giudicare le mie annate e il mio lavoro sul campo, questo spetta dirlo a chi mi ha conosciuto e a chi mi ha visto giocare, ma posso dire di aver dato sempre tutto me stesso sia dentro che fuori dal campo, meritando sicuramente più di tanti altri, un posto ancora. Quei “tanti altri” che trovano solamente perché “Under” (forse uno o due su 10 merita), o perché magari di buona famiglia o ancora raccomandati da altri”.
L’esterno ha spiegato: “Perché è il sistema che lo permette e che dice che tocca a loro risollevare il calcio in Italia. Si andrà sempre peggio con gli anni. Mettici poi che incroci per sfortuna “presidenti” (parolona) che manco si sa come possano diventare tali, certi “allenatori” finti e umanamente pari a zero, e alcuni dirigenti (non tutti fortunatamente) incompetenti ed eccoci qua: a dire basta. Basta a quello per cui ho sacrificato tanto sin da piccolo, basta a quello che credevo fosse il sogno più bello del mondo, basta a quello che era la mia vita. Non ci credo più!”,
“Mi piange il cuore e mi viene il magone – ha continuato – perché so che avrei potuto dare ancora tanto per altri anni, continuare a provare ad essere un sano esempio per i più piccoli, per i giovani alle prime esperienze, per la gente che mi seguiva, ma probabilmente non tutti la pensano così, quindi mi tiro indietro”.
Quindi ha concluso: “Continuerò a giocare? Sì, magari con gli amici, o in categorie inferiori vicino a casa solo per il gusto del divertimento. Ho capito che la cosa più bella e importante è la famiglia, i figli e voglio dare sicurezza e serenità a loro. Quella sicurezza e serenità che il calcio di ora, non ti può dare. Spero di aver lasciato comunque qualcosa di buono, della mia persona e del mio modo di fare a tutti quelli che mi hanno conosciuto e condiviso con me questa passione”.