Cremonese

L'analisi post esordio: la Cremo
in cerca di soluzioni da affinare

Foto Sessa

È stata una partita piena di “bivi” quella andata in scena allo Zini tra Cremonese e Catanzaro.
In primis ideologicamente parlando, in relazione al dubbio relativamente al come accogliere e valutare l’andamento della gara.

Il punto conquistato e la prestazione che ha portato alla salomonica spartizione della posta in palio sono da considerarsi positivi o negativi? Già a fine partita con l’allenatore (lucidissima la sua analisi) se n’è parlato.
Argomentando e ricostruendo noi quanto visto ed assimilato, forse possiamo andare alla ricerca della soluzione del dilemma, sempre muovendoci nell’ambito di una riflessione che giocoforza consideri i vari potenzialmente diversi sentimenti teorici, ma anche risvolti pratici, nati nel corso della sfida.

Intanto la Cremonese ha scelto emotivamente di partire subito molto forte, mandando in campo molti giocatori offensivi e pressando altissima, con lo scopo di rubare palla in avanti, con l’intento successivo di provare a padroneggiare il gioco e “fare” la partita, cosa che le capiterà spesso di dover accettare e proporre in un campionato complicato come quello cadetto, nel corso del quale molte avversarie si presenteranno in campo ben chiuse.

Nello sviluppo del primo tempo non è stato facile trovare tuttavia costanza in zona offensiva, anche se non sono mancate le occasioni per sbloccare la partita, ma va detto che pure un paio di ripartenze pericolose sono state concesse ai rivali.

Il dubbio nato quindi tra la volontà di azzardare, cercando a tutti i costi i tre punti, e la prudenza adatta a non concedere troppo campo ai contropiede avversari, ha animato la seconda parte della contesa.
Nella ripresa la gara si è comunque comprensibilmente “normalizzata”.
Complici il caldo e la stanchezza post Coppa Italia, la Cremonese non è riuscita a gestire con costanza come avrebbe voluto il possesso, e gli uomini di Vivarini hanno potuto far valere la propria oggettivamente buona organizzazione difensiva.

Nell’analizzare la partita, e nello strutturare una valutazione circa la qualità della stessa, approfondendo la bontà o meno del risultato, non si può comunque non tenere conto di un fattore: la Cremonese è una squadra che sta cambiando filosofia. Non trovandosi più in serie A, dove poteva legittimamente agire spesso di rimessa, si trova ora a ricercare meccanismi di maggior presenza offensiva, da dover naturalmente ancora affinare con automatismi ovviamente ancora da oliare, trovandoci ad inizio campionato.

Il Catanzaro in tal senso era uno degli avversari peggiori da affrontare all’esordio. La squadra calabrese ha infatti cambiato pochissimo rispetto alla formazione in grado di dominare il campionato di serie C, e possiede un proprio modo di star in campo difficile da scalfire.

Nel contesto di una gara giocoforza equilibrata la matassa avrebbe potuto essere sbrigliata forse solo tramite l’ausilio di un episodio positivo. In tal senso due sono stati i grandi momenti rappresentanti vere e proprie “sliding doors” della partita, uno nel primo tempo, quando Afena-Gyan ha colpito un palo clamoroso a portiere avversario battuto, e l’altro nella ripresa, quando l’arbitro ha prima concesso, e poi negato (con l’ausilio del Var) un calcio di rigore a favore dei grigiorossi.

Non riuscendo a cavalcare l’onda di queste situazioni è diventato difficile pretendere di più da una partita non semplice.
Ecco perché, tenuto del fatto che siamo solo all’inizio, il bicchiere va quindi forse visto, come già sostenuto anche da mister Ballardini, “mezzo pieno”, ed il bivio di cui all’inizio dell’analisi porta a scegliere la strada dell’ottimismo, lungo un percorso che dovrà certo portare la squadra a trovare la miglior soluzione tattica possibile, con automatismi da affinare per poter avere la meglio anche in partite complicate come tante ne esistono in serie B.

Saranno molte le gare difficili, che vedranno forse la Cremonese cercare spazi contro squadre arroccate.
L’atteggiamento prudente che probabilmente animerà molte rivali deve anche in qualche modo lusingare.
Questo vuol dire essere infatti considerati una squadra forte, quindi temuta dagli avversari.

Cosa fare allora in casi simili? Chiedere maggiori “tagli” in diagonale agli esterni? Sveltire le giocate per trovare qualche pertugio nelle solide retroguardie rivali? Cercare di essere più determinati in zona area di rigore?
Ipotesi, ovviamente. Il campo dirà.

Prossima sfida contro il Bari, e dovrà essere l’occasione per compiere ulteriori passi verso la ricerca di ogni potenziale soluzione sul percorso della piena soddisfazione.

Roberto Moscarella 

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