Cremonese

Pasquinelli, un settore giovanile
con al centro il territorio

Il nuovo Responsabile del Settore Giovanile della Cremonese ha raccontato prospettive e obiettivi per il vivaio grigiorosso

Attenzione al territorio, con il rafforzamento del programma della Gioventù Grigiorossa, allargamento degli staff tecnici e dello scouting con un occhio locale e nazionale e iscrizione di una nuova squadra femminile, l’Under 19. Sono queste le direttive su cui si muoverà Stefano Pasquinelli, nuovo Responsabile del Settore Giovanile della Cremonese che ha raccontato prospettive e obiettivi per il vivaio grigiorosso.

Cosa l’ha convinta della proposta della Cremonese?
Basta la storia della società: ha fatto un buon percorso con la prima squadra che e che si è distinta a livello nazionale anche con il settore giovanile. Fare questo passo è importante per la mia carriera per la società che è: quando sono stato contattato dal direttore sportivo Simone Giacchetta mi sono bastati 5 minuti per decidere.

Lei negli ultimi anni è stato Responsabile dell’Attività di base della Lazio: cosa le ha lasciato questa esperienza?
È stata una esperienza molto formativa in un territorio dove c’è la concorrenza della Roma che è molto agguerrita. Ho avuto modo di confrontarmi con un territorio diverso dalla Lombardia con un tessuto sociale in cui c’è molta passione e ambizione nella crescita dei ragazzi.

Nel nuovo ruolo che avrà qui a Cremona cosa le tornerà utile delle sue esperienze pregresse e cosa cambierà?
Sicuramente ho avuto modo di interfacciarmi con figure differenti negli anni e di confrontarmi con tante persone che mi hanno trasmesso qualcosa, a partire da Mauro Bianchessi fino ai vari colleghi che mi hanno affiancato. Ovviamente qui cambiano gli obiettivi e cambiano le categorie, ma l’obiettivo principale è quello di relazionarci col territorio, locale e regionale dove vi sono tante realtà anche professioniste che ci fanno tantissima concorrenza, anche sviluppando relazioni e rapporti con loro e con le realtà dilettanti.

C’è un modello di settore giovanile a cui si ispira?
Credo che ogni realtà debba prendere a riferimento quello che è il territorio: non mi piace copiare o fare copia-incolla di una metodologia altrui, anche se spesso parlare di metodologia può significare dire tutto e niente. Saranno importanti le esperienze che ho vissuto in passato e le idee che ho maturato, anche in considerazione dell’evoluzione dei settori giovanili e dei regolamenti. Tutto questo cercherò di adattarlo contestualizzarlo in base al territorio. Per questo saranno determinanti le relazioni con le società di Cremona, della sua provincia e delle province limitrofe.

Quali sono stati i suoi primi passi al Centro Arvedi?
Sicuramente è un colpo d’occhio importante questa struttura sportiva che è un fiore all’occhiello della società. Ho imparato a conoscere le persone della direzione sportiva e generale e tutta la segreteria. Il tempo stringe, la stagione è iniziata e il tempo a disposizione è poco e da fare c’è tantissimo per cui mi pare logico affidarmi alle persone che già lavorano qua. Ho avuto la fortuna di incrociare persone già conosciute, come Paolo Mondini che è capo dell’Attività di base. Questo sarà un anno di conoscenza con l’obiettivo, nel rispetto del buon lavoro fatto dal mio predecessore, di portare qualche idea e innovazione cercando di migliorare: è quanto mi è stato chiesto dalla proprietà nelle figure del Cavaliere Giovanni Arvedi e del dg Paolo Armenia.

Come pensa di impostare il lavoro?
Come ho detto, in questa stagione ci concentreremo sulla conoscenza: credo sia importante prima di fare cambiamenti conoscere tutte le potenzialità che offre questo settore giovanile a partire dalla struttura e dalle risorse umane che hanno lavorato qui finora. Poi certamente ho una mia idea che vorrei contestualizzare qui a Cremona, ma grosse novità non ci saranno. Sicuramente infoltiremo gli staff tecnici con l’obiettivo nei prossimi anni di lavorare su quello che è l’individuo non tanto come crescita collettiva di squadra quanto del singolo ragazzo che viene formato a livello calcistico e umano. Vogliamo poi lavorare sulla mentalità vincente dei ragazzi. Spesso, infatti, le difficoltà maggiori non sono a livello fisico o tecnico, ma di mentalità. Non vogliamo disperdere la fame: quando si è in un settore giovanile professionistico, l’obiettivo di diventare calciatori sembra tanto vicino, ma più si cresce meno lo è.

È già stato definito l’organico dei tecnici?
Andremo a completare gli staff delle squadre maggiori (Under 19,Under 17 e Under 16, nda) assicurando a tutte le categorie agonistiche la figura di un preparatore atletico e un allenatore dei portieri specifico. Vogliamo consolidare di fatto quanto realizzato nell’attività di base, ma aggiungendo collaboratori tecnici e ai più piccoli anche una figura proveniente dal mondo dell’atletica che lavori sulle capacità e componenti coordinativi e che andrà ad affiancarsi a preparatori motori e allenatori. Per quanto riguarda gli staff tecnici siamo in fase di formazione, mancano gli ultimissimi tasselli, ma non ci saranno grossi stravolgimenti nelle figure tecniche, solo qualche cambiamento perché ci sarà da sostituire qualche figura che ha deciso di intraprendere un percorso diverso dal settore giovanile.

Ci saranno nuove squadre?
Al momento non credo per la società sia un vantaggio intraprendere anche il percorso dell’Under 18: la fortuna e il vantaggio che possiamo avere è stato quello di dare spazio a tanti giovani calciatori, come capitato in questa ultima stagione, facendoli esordire sotto età in Primavera in un contesto di difficoltà. Dobbiamo provare a fare questo passaggio dando l’opportunità di provare a superare gli ostacoli: è importante far capire che tante volte aspettare un anno in più è importante. Abbiamo invece deciso di allestire anche la formazione Under 19 femminile per dare seguito al lavoro impostato negli ultimi anni permettendo alle ragazze e alle bambine di proseguire il loro percorso nel settore giovanile dando loro un ulteriore gradino per poter crescere.

Talvolta si percepisce una contrapposizione tra la ricerca del risultato nel settore giovanile e la crescita dei ragazzi: cosa ne pensa?
Il settore giovanile è fortemente determinato dall’aspetto temporale: si ha a che fare non con calciatori già formati, ma con ragazzi e ragazze in fase di crescita, ognuno con caratteristiche diverse e sta a noi individuare nello specifico come metterli nelle migliori condizioni di potersi esprimere. Credo che si debbano tenere in equilibrio questi due aspetti: il risultato non va messo in secondo piano, ma non deve essere l’unico obiettivo primario. Le vittorie devono essere frutto del lavoro di settimane, ma al tempo stesso è difficile competere contro realtà blasonate facendo esordire giocatori sotto età. Voler vincere a tutti i costi vuol dire mettere da parte certi aspetti di crescita, dall’altro non si deve sfociare dalla parte opposta perché si rischia di non impattare nel modo giusto i vari campionati.

Nel medio periodo l’obiettivo è anche quello di preparare ragazzi per la prima squadra?
Per le società come la nostra che vogliono investire nel settore giovanile l’obiettivo primario, seppur difficile e soprattutto negli ultimi anni, è quello di selezionare i migliori ragazzi, crescerli e farli diventare giocatori professionisti, magari tenendoli in casa. Ovviamente è un percorso per il quale ci vuole tempo: come dicevo il lavoro fatto negli ultimi anni ha permesso al settore giovanile della Cremonese di distinguersi a livello nazionale. Proveremo quindi a insistere ancora di più sulla crescita individuale.

Mauro Taino

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