Anche gli ex grigiorossi Bianchi e Possanzini bloccati in Ucraina
Anche gli ex giocatori della Cremonese Giorgio Bianchi e Davide Possanzini sono bloccati in Ucraina a seguito dell’offensiva russa che ha interessato il Paese. Bianchi e Possanzini fanno infatti parte dello staff di Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar Donetsk dalla scorsa estate, e rispettivamente preparatore dei portieri e viceallenatore. La situazione è delicata e la guerra è arrivata anche a Kiev, dove attualmente si trovano in un hotel.
Possanzini, a Retesport, ha dichiarato: “Siamo bloccati a Kiev. Questa notte eravamo nei nostri appartamenti, poi intorno alle 4-5 di mattina abbiamo sentito le esplosioni. Ci siamo subito messi in macchina perché la società ci ha detto di andare in un albergo dove solitamente svolgiamo i ritiri pre partita e adesso siamo in contatto costante con l’ambasciata. Siamo al sicuro, stiamo bene ma ci vuole pazienza. Ci aspettavamo questa situazione ma non di queste dimensioni. Avevamo già prenotato per questo pomeriggio i voli per tornare in Italia ma non ce l’abbiamo fatta, e in Ucraina adesso è chiuso lo spazio aereo. Aspettiamo comunicazioni per cercare di prendere la decisione giusta senza correre rischi”.
“La nostra idea – ha aggiunto – era di prendere la macchina e di arrivare al confine ma sono più di 700 chilometri e non ce l’avremmo fatta con un solo pieno. Ci sono 50km di coda per uscire da Kiev, era impossibile. Abbiamo preso le valutazioni tutti insieme, e adesso abbiamo bisogno dell’ambasciata per capire cosa fare. Non possiamo prendere iniziativa per uscire dal Paese”.
De Zerbi, all’agenzia ItalPress, ha dichiarato: “E’ una brutta giornata. Ho aspettato a lungo che la federazione sospendesse il campionato, fin da quando è successo quel che é successo col Donbass…però non mi sono mosso, perchè io sono qui per fare sport e non potevo girare le spalle al campionato, ai tifosi che ci seguono…ho tredici ragazzi brasiliani, il mio staff…potevamo tornare a casa almeno fino a quando non ci fosse stata sicurezza, abbiamo aspettato…stanotte ci hanno svegliato le esplosioni”.
“Stamattina – ha aggiunto – hanno sospeso il campionato e dalle finestre dell’hotel Opera abbiamo visto file di auto che si muovevano…credo che stiano andando in Polonia…l’Ambasciata italiana ci aveva sollecitato di andarcene ma non potevo, ripeto, io uomo di sport, girare le spalle al club, al calcio e andarmene cosí…e alla fine hanno chiuso lo spazio aereo e si sta qui”.
Poi, a Sky Sport 24, ha chiarito ulteriormente: “L’ambasciata è stata correttissima e tempestiva, ci sta dando grande sostegno e vicinanza. Non era nostra intenzione fare gli eroi, siamo qui per il calcio ma abbiamo giocatori che hanno già vissuto quanto successo nel Donbass nel 2014. Finché il campionato non fosse stato sospeso, non trovavamo giusto partire. Rifarei la stessa scelta. Certo ora la situazione è diversa e stiamo cercando il modo per andare via. Se ho paura? Le preoccupazioni sono tante, penso però alla mia famiglia a Brescia che è preoccupata. Lo stesso per quanto riguarda i miei giocatori: mi vedono come quello più grande che dovrebbe tutelarli, ora faccio fatica io stesso a dirgli cosa fare”.