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LBA Awards, gli eroi Vanoli rimangono tali al di là dei premi

Tanto giusti da assegnare, quanto portatori di polemiche e divisioni tra tifosi, in difficoltà nel crearsi una propria opinione sospesa tra fede cestistica, numeri e sensazioni.
 Stiamo parlando dei premi individuali, o LBA Awards se preferite, effimeri ma comunque attesissimi riconoscimenti di fine stagione che mai metteranno d’accordo sostenitori e addetti ai lavori.

Mancano ancora due giornate al termine della regular season, ma il più è ormai fatto ed è quindi lecito parlare di nominations. Prima di tutto però, asciugandoci una nostalgica lacrimuccia, è bene ricordare cosa successe l’ultima volta in cui furono assegnati gli Awards.
 Cremona si prese ben due riconoscimenti, tutt’altro che marginali: correva la stagione 2018/19, quella del secondo posto in stagione, del trionfo in Coppa Italia e della semifinale scudetto. Drew Crawford si prese, oltre a quello di Coppa, il premio di Mvp stagionale e Meo Sacchetti quello di Allenatore dell’Anno.

Un exploit difficilmente ripetibile, ma la salvezza-scudetto centrata dai ragazzi di Galbiati ha comunque spinto la Lega a concedere alla Vanoli un paio di nominations.
Stavolta niente corsa all’Mvp, ma le annate di Poeta e Hommes portano comunque in dote le candidature, rispettivamente, per il premio di miglior italiano e di giocatore rivelazione.
 Cinque candidati per ogni premio, tutti ovviamente potenzialmente meritevoli, tutti ottimi giocatori. E allora la domanda sorge spontanea: quale dev’essere il metro di giudizio? Quali sono i parametri di valutazione giusti?

C’è chi sostiene che i numeri non mentano, c’è chi dice che i numeri siano oggettivi ma che dipendano dal contesto in cui vengono accumulati e c’è chi ripete che i numeri siano troppo asettici per spiegare l’effettivo impatto di un giocatore.
il problema è che, a modestissimo parere di chi vi scrive, tutti i punti di vista sono ugualmente validi. Giusto per fare un esempio: a chi va assegnato l’Mvp?
A chi segna di più? A chi è più leader? A chi ha segnato più buzzer-beaters? A chi maggiormente ha cambiato il volto della squadra?
 Discorso spinosissimo.

E allora, salomonicamente, potremmo limitarci a godere delle nomination dei nostri, consapevoli del fatto che il solo essere inseriti tra i candidati significhi entrare in una sorta di gotha stagionale.
Chi ha sorpreso maggiormente tra il nostro Hommes, Alviti, Sokolowski, Jacorey Williams e Derek Willis?
 O, ancora, chi è i miglior italiano tra capitan Peppe, Datome, Pajola, Spissu e Tonut?
 Roba da mal di testa, quindi rigiriamo la frittata e pensiamo a Peppe: 35 anni, poco se non pochissimo da dimostrare, scaricato da Reggio e approdato nella squadra apparentemente più debole del campionato. Lui come risponde? Con 6.8 assist di media, miglior passatore del campionato davanti a gente come Re Milos e il Chacho Rodriguez.
E Hommes? Rookie tutto da scoprire in una squadra da bassifondi. Invece eccovi servita una stagione da 23 doppie cifre in 26 apparizioni, con una media punti che dice 16.8 ma che per un girone abbondante ha flirtato col ventello.

No, non ce la sentiamo di assegnare premi. Ci accontentiamo di ripensare ad un’annata strana e difficile, affrontata con talento e professionalità da giocatori e uomini veri.
 Se poi i premi se li prenderà qualcun altro, pazienza. Noi i nostri eroi ce li abbiamo.

Alberto Guarneri

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