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Donadoni tra il Dossena e il Milan degli olandesi: ‘Sono stati anni meravigliosi’

La pandemia l’ha bloccato lo scorso anno e l’incertezza sul futuro regna sovrana anche in queste settimane, ma lo storico Trofeo Dossena che da oltre 40 anni ha fatto da vetrina per giovani calciatori, poi negli anni affermatisi ai massimi livelli, c’è e vuole continuare ad esserci. Proprio per questo rilancia la sua presenza anche sul web, con il proprio canale YouTube e l’iniziativa “Voce ai protagonisti”, pensata dai nuovi innesti nello staff organizzativo del torneo e partita ieri sera. Come abbiamo già scritto nelle scorse settimane, si tratta di una serie di interviste ai campioni che hanno iniziato la propria carriera sui campi del Dossena, raggiungendo poi successi nazionali e internazionali. Da ieri online, condivisa sul sito ufficiale e sui canali social del Trofeo, la prima intervista: protagonista, Roberto Donadoni.
Sollecitato dalle domande di Roberto Rabbaglio, l’ex numero 7 del Milan vincente di Sacchi, nel corso della chiacchierata ha parlato di diversi aspetti, dalla sua carriera di calciatore, gli inizi, l’importanza degli educatori nei settori giovanili, al ricordo dei campioni che recentemente ci hanno lasciato. Per Donadoni, quando un giovane è bravo ed ha qualità, dovrebbe essere nell’interesse di tutti dargli la possibilità di giocare, ma spesso non è facile trovare spazi nel calcio moderno. Fondamentale la figura dell’allenatore, che valuta non solo le componenti tecniche, ma anche quelle caratteriali, cercando di mettere nelle condizioni migliori i ragazzi per farli emergere. Ma quali devono essere le qualità che un giovane deve avere per ambire a raggiungere il calcio che conta? Il tecnico bergamasco le elenca, partendo dalla tenacia e dalla volontà di alzare l’asticella, non accontentandosi mai, individuando però un limite per i giovani, rappresentato dalla rinuncia con troppa facilità, a fare ciò che riesce meno, senza insistere per affrontarlo e superarlo.
Non poteva mancare il ricordo della sua partecipazione a due edizioni del Dossena, nei primi anni ottanta al Voltini di Crema con la maglia dell’Atalanta e i fasti in casacca rossonera, con il trio olandese protagonista: “Anni meravigliosi, era un gruppo dove in ogni allenamento ognuno cercava di essere migliore del compagno”, ha concluso.
Ilario Grazioso

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