Basket

Vanoli, Galbiati: 'Felice di tornare a parlare di basket, ora serve intelligenza e personalità'

“Finalmente tornaimo a presentare una partita: è stato un mese molto molto lungo, ma sono felice di essere qui a parlare di pallacanestro”. Sono queste le prime parole in conferenza stampa del coach della Vanoli Paolo Galbiati che ha parlato in vista del match di domenica 6 dicembre sul campo della UnaHotels Reggio Emilia (palla a due alle 19.00, ndr). “E’ una trasferta molto difficile – ha spiegato Galbiati -, sono una squadra che fa dell’intensità e della voglia di giocare insieme i loro punti forti. Hanno tanta energia e tanti giocatori che possono diventare protagonisti e creatori di gioco che dovremo essere bravi a limitare. Sono una squadra ben costruita con un buon mix di giovani ed esperti. A Pesaro mi sono dispiaciuto per Reggio perché hanno fatto 30 discreti minuti e poi sono crollati, ieri invece hanno fatto una partita solida,  forse non sui livelli di inizio, ma quasi. Sono una formazione interessante e pericolosa”.

Il coach biancoblù ha raccontato la ripresa dopo i casi di positività al covid riscontrati all’interno del gruppo squadra: “Abbiamo ripreso a giocare di squadra due giorni fa, abbiamo solo un paio di allenamenti nelle gambe: non saremo bellissimi e non so quanta resistenza avremo. Di sicuro faremo di tutto per giocarci la partita e portarla a casa, sapendo che abbiamo davanti un mese di dicembre molto complesso. I ragazzi sono carichi e hanno una voglia di spaccare il mondo clamorosa, dovremo essere bravi noi a far capire loro che ci sono degli step da fare e che non c’è bisogno di avere fretta: il rischio di infortuni si è alzato tantissimo e non possiamo permettercelo, per cui dovremo gestire minuti e fatica di tutti”.

Il tecnico della Vanoli racconta di aver fatto anche “un po’ da babysitter” durante le settimane di stop, ma aggiunge: “Abbiamo organizzato incontri su Zoom per stare insieme, ma anche dato compiti ai giocatori come vedere partite e segnarsi situazioni interessanti. Non proprio un’attività di scouting, ma quasi. Abbiamo cercato di tenerli vivi e connessi alla pallacanestro, dandogli strumenti per migliorare il proprio gioco”. “Abbiamo – ha concluso Galbiati – lavorato su qualche situazione tattica. Mi aspetto personalità da chi non è stato colpito o lo è stato meno dal virus e intelligenza, a partire dalla gestione delle energie e all’accortezza di non voler strafare, da chi invece è stato contagiato”.

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