Il vincolo sportivo sarà abolito per i giocatori dilettanti. E’ questa una delle novità introdotte dalla riforma dello sport messa a punto dal ministro Vincenzo Spadafora e presentata questa mattina, mercoledì 25 novembre, in una conferenza stampa e anticipata da un post sulla pagina Facebook dello stesso Spadafora. Il vincolo, sarà sostituito “da un premio di formazione”. Il ministro è intervenuto, con cinque decreti approvati dal Consiglio dei ministri, anche sulle tutele per i lavoratori sportivi, sul professionismo femminile e sull’accesso degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e nei corpi civili dello Stato. “Sono solo – aveva commentato sui social Spadafora – alcune delle norme che più mi rendono felice. Peccato non aver trovato un accordo sul ‘decreto uno’, che metteva ordine nei ruoli e nelle funzioni degli organismi sportivi”.
Nella conferenza stampa odierna, il ministro ha sottolineato che l’abolizione del vincolo entrerà in vigore a aprtire dalla stagione 2022/23 e che l’abolizione del vincolo verrà compensata da un premio di formazione che pare vada a tutte le società, con criteri ancora non resi noti, in cui il giocatore si è formato. Abbassata invece a 12 anni l’età a partire dalla quale un minore non potrà essere tesserato senza il proprio assenso, mentre sono state introdotte norme per regolamentare in modo più semplice l’accesso allo sport dei minori stranieri. Finora, a partire dal compimento dei 16 anni, infatti, un giovane atleta rimaneva vincolato alla propria società fino al compimento dei 25 anni: con la nuova riforma, invece, rimarrà la possibilità del solo tesseramente annuale.
L’avvocato Giulio Destratis ha commentato così la riforma: “E’ vero che a causa del vincolo sono accaduti non pochi episodi in cui le famiglie dei calciatori hanno speso grosse somme di denaro in cambio della lista di trasferimento o dell’agognato svincolo. Ciò è comunque proibito. Con l’abolizione del vincolo queste pratiche scorrette cesserebbero perché i giocatori firmerebbero di anno in anno”. Se da un lato, dunque, “il progetto di riforma ha il vantaggio di favorire la libertà sportiva del calciatore dilettante”, dall’altro “sembra non tutelare abbastanza gli investimenti formativi compiuti dalle società sui propri atleti”: con le nuove norme “pare venga modificato il cosiddetto premio di preparazione, ovvero il riconoscimento economico che l’ordinamento calcistico pone a carico delle società di approdo, le quali hanno l’obbligo di versare delle somme di denaro (previste da tabelle) in favore delle società precedenti che hanno ‘insegnato’ al giovane a diventare calciatore”.
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