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La boxe cremonese piange Bruno Facchetti scomparso a 72 anni

E’ di questi giorni la notizia della scomparsa, a Treviglio, di Bruno Facchetti, portacolori del pugilato cremonese negli anni Settanta, uno dei migliori in senso assoluto tra quanti hanno vestito la maglietta rossonera della Accademia Boxe Cremona. Aveva 72 anni ed è stato colpito da un male improvviso. Nato nel 1947, si era avvicinato abbastanza tardi al pugilato, a 19 anni, ma aveva bruciato le tappe divenendo in pochissime stagioni uno dei migliori dilettanti italiani e disputando un centinaio di incontri con più di ottanta vittorie. Campione d’Italia nel 1971 battendo per ko in meno di un round il sardo Salis nel torneo che si svolse quell’anno a Sassari, era stato anche per un paio di stagioni il miglior pugile della squadra nazionale italiana con una decina di presenze e due sole sconfitte. Era la nazionale la cui ossatura era costituita proprio dai due cremaschi Facchetti e Cipriani, ma nella quale erano entrati subito dopo i vari Guido Compiani, Vailati, Molesini e Faciocchi. Dotati di un fisico eccezionale e di una potenza devastante, Facchetti si può dire avesse un solo difetto, la scarsa voglia di allenarsi, il che gli ha precluso la possibilità di ottenere risultati di rilievo una volta passato tra i professionisti.

Da dilettante, ha ottenuto il suo miglior risultato ai Campionati d’Europa del 1969 a Bucarest, che disputò con una scarsissima preparazione. Il preparatore degli azzurri Natalino Rea gli aveva preferito il romano Bentini proprio perché Bruno non s’era dimostrato sufficientemente allenato, ma all’ultimo momento Bentini subì un infortunio e Facchetti proprio la sera in cui a Milano si era sbarazzato con un perentorio ko al terzo round del sardo Urzì che era considerato la grande speranza dei medi italiani, venne interpellato per completare la formazione azzurra e a Bucarest fu il migliore di tutti arrivando sino alla conquista della medaglia d’argento, superato in finale, ma di strettissima misura, dall’olimpionico sovietico Vasilij Tegubov, un terribile picchiatore che sino a quel momento aveva sempre vinto prima del limite, mentre a Facchetti, in semifinale, era capitato il favorito del torneo, il rumeno Ion Covaci.

Nominato tra i Probabili Olimpionici ’72, non andò a Monaco in quanto, ormai era in leggera fase discendente, gli fu preferito proprio Bentini. Professionista nel 1972, fu ancora una volta la scarsa voglia di allenarsi a frenarne la crescita. Riuscì solo a conquistare un Campionato del Nord Italia superando per ko alla decima ripresa il reggiano Lorenzo Pontiroli che, ironia della sorte, è scomparso proprio qualche giorno prima. Tra i due, ricordo, c’era stata una grande rivalità. Pontiroli aveva vinto ai punti la prima sfida grazie ad un verdetto casalingo, tanto che la FPI nominò subito Facchetti sfidante al titolo. Ancora a Reggio Emilia il secondo match durò pochi secondi. Pontiroli accusò una ferita al sopracciglio al primo colpo, ferita che l’arbitro giudicò dovuta ad una gomitata squalificando Facchetti.

Al terzo match, Bruno arrivò ormai in disarmo, senza un giorno di allenamento in palestra. Mi disse che si era allenato da solo, a casa. Il match fun tutto a favore di Pontiroli, più tecnico e naturalmente meglio allenato. All’angolo, nell’intervallo precedente l’ultima ripresa, gli chiesi se era in grado almeno di terminare il match, La sua risposta: “Adesso faccio un casino che non finisce più!” Non feci in tempo a scendere dalla scaletta del ring e vidi Pontiroli al tappeto freddato da un gancio destro che non gli diede scampo. Questo era Facchetti.

Cesare Castellani

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