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Tra Casalmaggiore e Sabaudia: anno sabbatico in vista delle Olimpiadi per Alessandra Montesano

Di nuovo a casa. Anche se in realtà a Casalmaggiore resterà poco. “La cadenza? Tre settimane a Sabaudia e una con la famiglia, più o meno, perché questo dev’essere il mio anno e nulla deve essere lasciato al caso”. Ad Alessandra Montesano, oltre alle indubbie doti atletiche, non sono mai mancate testardaggine e carattere. Oltre ad una invidiabile capacità di programmazione. “Questo è l’anno pre-olimpico, ho parlato con la mia università a Columbus, in Ohio e, dato che a Tokyo vorrei andarci, ho ottenuto un “anno off” per restare in Italia e prepararmi con la Nazionale Italiana. Saranno mesi intensi, voglio curare il mio corpo al massimo, per evitare qualsiasi infortunio o contrattempo. E ovviamente voglio continuare a migliorare. Tokyo è la missione, ho buone sensazioni: diciamo che arrivarci è fattibile ma bisogna lavorare tanto”.

Alessandra si definisce “coppista”, anche se a Linz, negli ultimi Mondiali Assoluti, ha gareggiato di punta, prestata cioè al quattro senza. “La nostra barca non ha centrato il pass olimpico, ma abbiamo davvero dato il massimo: questa barca non è mai stata inserita nel programma delle Olimpiadi. Lo farà proprio dal 2020 e tante nazioni non vedevano l’ora, preparando imbarcazioni ed equipaggi parecchio agguerriti: Australia e Olanda, oggi, sono irraggiungibili. Noi dovevamo arrivare nelle prime otto posizioni, dunque centrare almeno il secondo posto nella finale B. Non ci siamo riuscite ma siamo convinte di avere fatto la nostra migliore gara proprio in quella finale: purtroppo hanno cambiato la corsia alla nostra imbarcazione a causa del vento e questo ha condizionato molto, troppo, la regata: pensate che ad un certo punto le imbarcazioni nelle prime corsie viaggiavano a un chilometro orario di velocità in più rispetto alle altre. Un controsenso, qualcosa di mai visto probabilmente nel canottaggio”.

Da Linz, in ogni caso, sono giunte buone sensazioni. “In quel Mondiale si qualificavano le barche, non gli equipaggi che possono essere cambiati nel corso del tempo: e a Tokyo abbiamo portato, come rappresentativa azzurra femminile, ben quattro barche, ossia il doppio pesi leggeri, il doppio senior, il quattro di coppia e il due senza. E’ la prima volta che l’Italia qualifica così tante barche ai Giochi in campo femminile. Ed è la prima volta per il quattro di coppia, una barca mitica nella storia del nostro canottaggio. Per quanto concerne il quattro senza avremo una nuova chance a Lucerna, in primavera, ma i tempi sono stretti e sarà più stressante, come sempre quando si affronta l’ultima possibilità: non so se sarò ancora su quella barca, ma – qualsiasi sia la decisione – spero possa qualificarsi, in modo da ottenere un ottimo en plein”.

Sei stata prestata al quattro senza. Secondo te come mai? “Intanto significa che il Direttore Tecnico dell’Italia ha avuto fiducia e questo fa piacere. Dopo di che hanno pensato di unire Valentina Iseppi e me, che già gareggiavamo sul doppio, portando in dote la nostra esperienza maturata negli Usa, con il tandem composto da Alessandra Patelli e Sara Bertolasi, che già ha vissuto l’esperienza olimpica a Rio nel 2016. Si è creato un buon mix, peccato per quel cambio di corsia a due minuti dalla partenza: abbiamo dato il massimo, lo confermo, ma essendo il canottaggio uno sport indoor, è normale che qualche fattore esterno possa influenzare l’esito della competizione. Siamo state sfortunate, mettiamola così, ma l’analisi della gara ci dice che siamo sempre andate in crescendo tra batterie, recuperi, semifinale e finale B. Rode un po’, ma abbiamo la coscienza pulita”.

Ci risentiamo tra qualche mese. Tu intanto inizi a studiare il giapponese? “Magari… Il mio sogno è arrivare a Tokyo. Farlo da coppista, ossia sul doppio, sarebbe il massimo, ma a Tokyo andrei forse pure a portare la borsa. Scherzi a parte, sono tornata in Italia per allenarmi forte e pensare solo a questo obiettivo: ora sono qui e non mi tiro indietro. Sapendo che nulla è regalato, ma anche che io sono assolutamente pronta a lottare”.

Giovanni Gardani

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