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Città di Casalmaggiore, Saccani cade all'ultima curva, arriva 2° e stringe la mano al vincitore

“Non sono deluso”. Ci avevano detto che era un ragazzino timido, Federico Saccani. Timido come può essere un classe 2007 dinnanzi alla sua prima intervista. Ma c’è una frase che Fede ripete con forza, senza pensarci su e senza alcuna remora: “Non sono deluso”.

Ci sono storie che sembrano fatte apposta per essere raccontate, anche se il lieto fine classico viene cancellato, o magari solo rimandato, dal concatenarsi degli eventi. Ci sono gare in cui il primo vince ma non si prende tutto, come cantavano gli Abba, e in cui alla fine la dose più forte di applausi spetta al secondo classificato: e non solo perché questi gioca in casa.

Federico Saccani corre per l’Asd Gioca in Bici Oglio Po: ormai potremmo considerarlo uno dei veterani, anche se di anni ne ha soltanto 12. “Ho iniziato quando ne avevo 6. Ricordo bene come tutto è cominciato: io avevo iniziato con l’atletica leggera, ma mio padre con alcuni amici faceva spesso sgambate in bicicletta, dunque probabilmente le due ruote le avevo nel dna, scritte da qualche parte nel mio destino. Durante quella manifestazione agli Amici del Po, le varie società sportive mostravano la loro disciplina. E io vedendo questi ragazzi e ragazze con la maglia gialloblù ho subito pensato che avrei voluto provare. E ora eccomi qui”.

Federico domenica ha corso, come molti suoi colleghi (22 in tutto quelli del Gioca in Bici Oglio Po, società che così ha conquistato il titolo di club più numeroso tra nove partecipanti), il sesto trofeo Città di Casalmaggiore in centro storico. Non solo l’ha corso, ma per i G6, ossia l’annata più grande della categoria Giovanissimi, stava pure conquistando la gara. E’ rimasto davanti fino all’ultima curva, quella che da via Marconi si immetteva in piazza Garibaldi – contromano rispetto al senso ordinario – e arrivava al traguardo davanti al negozio Guareschi. “Ero in una bolla, ho preso quella curva velocissima, senza pensare a gestire o fare calcoli. Ero davanti, sentivo la vittoria e così non ho ascoltato nemmeno i consigli che mi arrivavano. Pensavo solo a tagliare il traguardo”.

Federico di gare ne ha vinte tante. Quando non arriva primo, chiude spesso nei primi tre, al massimo nei primi cinque. Nelle gare Regionali il livello si alza ed è un po’ più dura. Pure lì però ha sfiorato una bella impresa qualche settimana fa, poi una caduta di un altro corridore gli ha spezzato il ritmo e gli ha portato via il gruppo. Già, la caduta. Che stavolta ha rovinato i piani di Fede in via diretta, coinvolgendolo. “Ripeto: non sono deluso. Né adesso, a mente fredda, né quando la bicicletta è scivolata sul porfido bagnato per la pioggia. Mi sono soltanto detto: “Ma porca miseria, ma proprio adesso?!”. Sì, ho perso una gara che stavo per vincere all’ultima curva. La prima sensazione è stata di incredulità, la seconda di dolore. Per fortuna non mi sono rotto nulla, ma la mano faceva male: più che le escoriazioni, era quella forte contusione con un dito insaccato. Mi sono seduto a bordo strada e inizialmente non volevo proseguire. Poi è stato il mio allenatore a incitarmi: ci vuole a volte una spinta, un aiuto morale”.

Per Federico, vicino al nonno a bordo piazza fino a pochi attimi prima del via, la molla è scattata quando il tecnico gli ha chiesto di spingere e chiudere comunque la sua corsa, anche al secondo posto, per ottenere punti preziosi per i Regionali. In realtà però piace pensare che ci sia stato molto di più, qualcosa capace di andare oltre il mero lato agonistico e dunque numerico. “Era giusto concludere quella prestazione, per dare un messaggio. Sì, ho pensato ai punti, ma ho pensato anche che è stato bello, pur nel rammarico, avere per lo meno difeso quel secondo posto guadagnato sin dal primo giro con la fuga a due”. Così, col braccio a penzoloni, e non potendo utilizzare il freno (ma a quel punto, con 50-60 metri da percorrere quasi al passo, non serviva), Saccani ha completato il rettilineo, prendendosi più applausi del vincitore. “Mi era già capitato una volta di cadere, dalle parti di Curtatone. Ma lì eravamo a metà gara, il gruppo non era staccato e così ho ripreso il passo e alla fine sono giunto al traguardo, staccando poi tutti e vincendo. Stavolta è stata un po’ diversa. Però, davvero, non scrivete che sono deluso, perché sarebbe una bugia”.

Non lo scriviamo, per amore di verità e perché Federico se lo merita: a volte si può vincere anche senza essere primi al traguardo. E se a farlo è chi è ancora nel candore degli anni, probabilmente, vale di più. Proprio come la confessione finale di Fede. “Al traguardo, dopo una prima veloce medicazione, sono andato a complimentarmi e ho stretto la mano a Stefano Ganini (della Madignanese, ndr), perché non ha rubato nulla e ha vinto con merito”.

Giovanni Gardani

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